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Vita nei lager

 

Un inferno per la vita. Veri e propri lager seppur l’era sia ormai finita da un pezzo eppure sembrano esser ritornati, come una storia brutale che si insedia, si impone. Trentasette disabili segregati, ospitati nel più assoluto degrado. E’ l’ennesima casa lager, l’ennesimo caso scoperto dai Nas in una residenza socio sanitaria a Meta di Sorrento. Le accuse sono di sequestro di persona, maltrattamenti e abbandono di persona incapace, questi i reati contestati. In manette è finito l’incaricato del servizio notturno e due persone sono state denunciate. Un inferno in cui i disabili da una vita già fortemente toccata e a tratti difficili venivano denudati e chiusi in bagno. Una donna disabile era addirittura chiusa in bagno a chiave, al buio. Lasciata da sola, nell’abbandono e nella solitudine, nella sua sofferenza, nel suo dolore. All’interno della struttura che aveva un valore di circa 2 milioni di euro, sono stati ritrovati anche numerose confezioni di farmaci scaduti. Una casa degli orrori dove il rispetto è annullato, dove la sofferenza non esiste. Dov’è la coscienza? Possibile che nessuno non abbia visto o sentito mai nulla nel tempo? E’ solo l’ennesimo caso. Pochi giorni fa una casa lager in cui erano ospiti gli anziani, maltrattati e derisi, oggi alla cronaca tocca di ospitare l’ennesima casa lager dove questa volta ospiti erano i disabili. Possibile che in un Paese civile non si abbia rispetto per chi ha bisogno, per chi urla in silenzio il suo dolore, il suo disagio, la sua sofferenza? Possibile che le coscienze non si smuovano. Eppure dietro queste case riposo, case socio sanitarie, si nascondono orrori e iene, che ogni giorno maltrattano e umiliano anziani e disabili, indifesi, che andrebbero tutelati ancor di più. Eppure si nascondono rette di tutto rispetto ma nessun rispetto per chi ha bisogno di aiuto. Eppure basterebbero più controlli. Basterebbe seguire un po’ di più queste case, selezionare il personale, sottoporlo a controlli ogni sei mesi, un anno. Sono stufa di queste immagini forti e cruenti e di diretti lesi, ignorati. Stufa di leggere sul volto di chi soffre una doppia sofferenza e mi indigno. Non so voi!

 

 

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Umiliati e offesi.Quando l’anzianità diventa un inferno

Umiliati e offesi. Quando l’anzianità diventa un inferno
La chiamano terza età, l’aspettano in tanti per godersi il riposo,la pace, la serenità, per guardarsi dentro dopo una vita di fatiche e di sofferenze. Eppure spesso l’anzianità diventa un inferno, al quale si vorrebbe sfuggire ma non si hanno né i mezzi né le forze per farlo. E’ dell’altro giorno la notizia dell’ennesimo scandalo in una Casa di Riposo di Terni. Oserei chiamarla una casa lager, piuttosto che di riposo. Anziani, umiliati, offesi, presi a calci e morsi, sottoposti ad angherie di ogni genere e denunciati soltanto perché in qualcuno di loro la coscienza si è risvegliata e i sensi di colpa pesavano troppo per quegli atti cruenti e disumani. Le telecamere nascoste hanno filmato tutto, senza sconti e la struttura è finita sotto sequestro. Le immagini forti che toccano il cuore, mostrano anziani insultati e maltrattati, percossi con strattoni, schiaffi e morsi. Come si vive senza avere dei rimorsi? Anziani deboli e stanchi di una vita fatta di sofferenze e di sacrifici sottoposti a maltrattamenti di ogni tipo senza neanche avere la possibilità di parlare con qualcuno e finire l’esistenza nel dolore e nell’abbandono, senza il conforto e l’affetto di nessuno. Anziani che spesso vengono rinchiusi nelle case di riposo e lasciati soli, abbandonati al loro destino, senza speranze e amore, affetto. Troppo anziani per tenerli in casa, troppo anziani per curarli, amarli. Ma che senso ha poi rimpiangerli, lasciar posto alle lacrime? Eppure nelle case lager, non sono curati nell’igiene. In molti casi le morti sono sospette. Deboli ed indifesi tra le iene. Eppure le rette sono altissime. Certo è più facile pagare una retta per “scaricarsi la coscienza”, ma a quell’ anziano solo e indifeso nessuno ci pensa? Sono episodi di inaudita gravità. Eppure è un tema che spesso ricorre tra l’opinione pubblica e rimbalza in tivù e sui giornali. Come si può chiamare “Casa di riposo”, delle celle ancor peggio delle prigioni, dove non esistono diritti, umanità, ma solo avidità e profitto? Dopo una vita dedicata ai figli, alla vita, meritano i sorrisi e la spensieratezza di un attimo, di un momento, prima del distacco. I genitori li trattiamo come un pacco. Nell’anima mi resta una ferita. Mentre la nostra società preferisce l’indifferenza.

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