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Quel che resta della Concordia

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Il gigante del mare. Il relitto inabissato che per anni adagiato su un fianco ha fatto da scenario all’isola del Giglio, ad uno degli specchi d’acqua più belli d’Italia, da ieri ha lasciato l’isola. La Concordia in queste ore è in viaggio, l’ultima rotta verso Genova, il porto che la ospiterà e smantellerà.

30 mesi dopo, il relitto che divenne la trappola di morte per 32 persone e l’incubo dei tanti passeggeri, lascia l’isola che l’ha accolta, ospitata. La Concordia, un gigante del mare, oltre 114Kg di starza, 190 metri di lunghezza, 5 ristoranti,oltre 5000 cabine,era un vanto della flotta. Nave sfortunata. Nel 2008 per il forte vento urtò contro il molo di Palermo. Due incidenti in sette anni di navigazione. Nel 2005 quando venne inaugurata,la tradizionale bottiglia di champagne non si ruppe contro lo scafo. E chi và per mare sa che è il segno della mala sorte. Saranno le quattro inchieste della magistratura a dare un nome e una spiegazione a questa esperienza trasformatasi in tragedia ma soprattutto a pagare per la morte delle vittime.

Una notte indimenticabile quella del 13 Gennaio 2012. Un boato, come un terremoto, una serie di black-out. Sulla Costa Concordia è il panico. I turisti sono a tavola,dagli altoparlanti le prime informazioni. Prima della mezzanotte la nave comincia a imbarcare acqua,si piega su un fianco,il comandante punta verso l’isola del Giglio. Ai passeggeri viene ordinato di indossare i giubbotti,comincia l’evacuazione. Le scialuppe vengono calate in mare ma è il caos.

E’ notte quando arrivano i soccorsi per mare e per terra, quello che si trovano davanti è drammatico. Uno squarcio sulla fiancata della nave e lo scoglio incastrato nello scavo. Le luci degli elicotteri disegnano i contorni della tragedia. All’alba al porto non ci sono barche ma solo scialuppe di salvataggio e occhi di paura.

Oggi che il gigante del mare ha lasciato i gigliesi restano i ricordi. Quel che resta della Concordia è un ricordo indelebile e doloroso. 32 vittime che nella loro vacanza hanno trovato la morte. Un cadavere ancora disperso. Gli atti di eroismo di chi ha ceduto il proprio posto sulla scialuppa ad una donna o ad un bambino, perdendo la vita. Chi per giorni ha atteso i soccorsi stipato negli intercapedini della nave ma non ce l’ha fatta. Un comandante che a gambe levate è stato il primo a scappare, che oggi si fa fotografare sorridente e abbracciato a belle donne, che si augura un disastro ambientale –affinchè la nave non arrivi a Genova.

Indimenticabili resteranno le parole del Comandante De Falco: “Lei deve dirmi se ci sono bambini, donne, persone bisognose di assistenza… Vada a bordo, Ca…!”

Ma della Concordia resta un’operazione unica al mondo, il lavoro di squadra di operai italiani e stranieri, di un’isola che si è mostrata solidale e disponibile, che ha accolto tutti con amore ed a braccia aperte, restano le storie d’amore che dalla tragedia sono nate. Come quella di Virginia e Simon. Lui americano e lei gigliese. La difficoltà di dialogo. L’abbraccio dei due quando lui ha lavorato all’operazione più delicata per la Concordia. Il loro amore è volato fino al Kent e tra un mese nascerà un bambino.

La Concordia è anche questo. Ma la Concordia dovrà anche essere giustizia per le 32 vittime e per tutti coloro che si sono salvati ma non potranno mai dimenticare ciò che hanno vissuto.

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