Ho taciuto per precauzione, per evitare ulteriori parole sul coronavirus che da settimane spaventa e preoccupa. Sentimenti naturali e che fanno parte dell’essere umano, purché però non diventi psicosi, sindrome facilmente realizzabile se siamo continuamente bombardati di post, di interventi televisivi, di un tam tam in tempo reale tempestato anche di fake news.
Anzitutto, va bilanciato il linguaggio e soprattutto l’attendibilità delle notizie in giro. Oltretutto se un programma è di intrattenimento televisivo non comprendo perché si parli ancora di coronavirus. Siamo consapevoli dell’impatto di tali notizie in soggetti in stato di ansia, depressione o affetti da ipocondria?
D’accordo con le normali norme igieniche che non guastano mai a grandi e piccini, ma pensiamo e specie al Sud alla sanificazione di tutti gli ambienti pubblici: ospedali, palazzi di giustizia, comuni, e ogni altro luogo pubblico da sempre luogo di germi e batteri, spesso sporchi e trascurati. In questo caso l’igienizzazione e sanificazione risultano alquanto importanti.
Prepariamo i medici e ogni operatore sanitario alle prime precauzioni e soprattutto al primo impatto. Come? Sono settimane che se ne parla e nessuno ha pensato ad un manuale o ad una formazione anche a distanza per questo personale sanitario? Ad oggi c’è ancora un comportamento a volte approssimato, almeno a quanto si apprende, quando arrivano dei pazienti sospetti.
Luoghi pubblici e di divertimento, limitiamoli e limitiamoci. Se non è necessario recarsi in discoteca, evitiamo. Negli uffici pubblici abbiamo almeno la pazienza di attendere a debita distanza il proprio turno o di allontanarci se vediamo sale d’attesa piccole e piene zeppe di persone. Evitiamo di portare neonati e bambini piccoli in uffici pubblici se non è necessario.
Scuole e bambini, evitiamo che il terrorismo arrivi a questi piccoli a cui il coronavirus può essere spiegato con piccole norme igieniche e attraverso un gioco.
Che sia una situazione complicata, difficile e che spaventi è ben nota ma è ora di capire dove si sta sbagliando e di cercare di correggere gli errori, collaborare e pregare-per chi crede- o di sperare che ben presto tutto questo sia un brutto ricordo…
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