Archivi tag: #legalità

Dulcis in Fundo, quando il cioccolato è questione di legalità

img_0217Siamo a Casal di Principe, in provincia di Caserta, dove in un bene confiscato alla camorra, che prima apparteneva ad un boss, è nata la cioccolateria sociale “Dulcis in Fundo”, i cui cioccolatai sono persone molto speciali, sei giovani affetti da disabilità. Il progetto ha la firma della cooperativa “Davar” , che gestisce la cioccolateria dallo scorso Ottobre. L’esperienza di “Davar Onlus” nata nel 2003. La cooperativa sociale ha preso vita grazie all’incontro di alcuni ragazzi dell’Azione Cattolica della Parrocchia di San Nicola di Casal di Principe, la chiesa di Don Peppe Diana, il sacerdote assassinato il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, nella sacrestia della sua chiesa mentre si apprestava a celebrare la santa messa. Un camorrista lo affrontò con una pistola e cinque proiettili vanno a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano ed una al collo. Don Peppe Diana morì all’istante, lasciando ai giovani un testimone: credere nella legalità. Così i giovani della cooperativa sociale “Davar” hanno lanciato questa gustosa iniziativa con lo scopo di promuovere l’inserimento di ragazzi disabili nel mondo del lavoro, favorendo non solo il ritorno all’artigianato ma soprattutto utilizzare la cucina come strumento terapeutico, che consente di stimolare i sensi e la sperimentazione, così i ragazzi riescono a fare dei progressi e a migliorare soprattutto le loro condizioni sotto l’aspetto psicologico. Non solo inserimento lavorativo, ma grazie a questa cooperativa sociale, un bene confiscato alla camorra riesce a vedere la luce, diventando simbolo di legalità, di riscatto, grazie anche alla regione Campania, che ha finanziato i lavori di ristrutturazione, con l’aiuto anche di “Fondazione con il Sud” nell’ambito del progetto “La res” rete economica sociale, che ha provveduto al cofinanziamento delle attrezzature. Sei giovani con disabilità e difficoltà diverse ogni giorno, specie nei giorni prenatalizi lavorano a pieno regime, tra cioccolato e pasticcini d’ogni genere: qualcuno è paraplegico, qualcuno ha qualche ritardo psichico, qualcuno un ritardo nello sviluppo, ognuno di loro ha una storia dura e dolorosa alle spalle, per loro questa non è solo un’occasione di lavoro ma è sinonimo di autonomia ed indipendenza. Lasciando fuori dalle mura del laboratorio i pregiudizi, producendo solo speranza. Prima del grande passo in laboratorio i ragazzi hanno seguito un corso di formazione, di tre mesi, con un maestro cioccolataio, perché in “Dulcis in fundo” si lavora solo cioccolato puro: al latte, bianco e fondente, solo un prodotto di qualità. Manca ancora un passaggio: i ragazzi non sono assunti, percepiscono solo un rimborso spese, al momento sono tante le spese ed il cioccolato non può essere ancora venduto, se non in qualche mercato comunale e le persone che riescono il valore del cioccolato prodotto da “Dulcis in fundo” si recano direttamente in laboratorio lasciando un’offerta a loro piacimento. Servirebbe una rete commerciale, una rete di punti vendita che supporti e venda nei propri negozi questo cioccolato prodotto in un laboratorio dove l’unica sindrome di cui è affetto è quello della golosità.

 

Articolo pubblicato su: “ildenaro.it”

Contrassegnato da tag , , , ,

La strage che ferì l’Italia

index

23 Maggio 1992 il cielo su Capaci si scurisce. Banchi di nubi scure salivano dal mare e si addensavano in modo assai inusuale. La terrà tremò. Non fu un terremoto. È mezza tonnellata di tritolo che fa saltare in aria Giovanni Falcone. L’ autostrada che da Punta Raisi porta verso Palermo prima sussulta, si solleva di qualche metro, si muove come un serpente. E poi si apre.

Uno squarcio. Sembra che ci sia un vulcano in eruzione. Butta fuoco in cielo. Inghiotta pezzi d’asfalto, alberi. È morto Giovanni Falcone. È morta sua moglie Francesca Morvillo. Sono morti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. Tre poliziotti della sua scorta, nome in codice Quarto Savona 15.

E’ la strage italiana. La ferita che l’Italia non riuscirà mai a richiudere. E’ quella che verrà ribattezzata come “l’attentato di Capaci.” Mafia e non solo mafia dietro il massacro. “Falcone assassinato”. Intitolava così “La Repubblica” del 1992. Una strage che ferì l’Italia di quegli anni che lottava per il fresco profumo della libertà.

Quel fresco profumo di libertà che inseguivano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Inghiottirono lacrime e timori,paure e perplessità. Ebbero il coraggio eroico delle battaglie e quello, ancor più grande, del comune dovere d’ogni giorno. Insegnarono coi fatti la dignità della vita .Uomini che sono stati testimoni coerenti della propria vocazione,capaci di andare fino in fondo per amore del proprio lavoro e della propria terra.

Il loro impegno,la loro vita l’hanno dedicata a cercare il fresco profumo della libertà. Quel profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e della complicità. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,hanno lavorato in una terra di indifferenza e di mafia,la Sicilia. Hanno svolto la loro professione di magistrato,tra segreti di giustizia e fedeli collaboratori. Non si sono chiesti se alcune azioni andassero portate a termine, ma solo il modo con cui affrontarle.

La loro vita ci testimonia che questo principio, non rimase un bel proclama un po’ retorico, ma fu vissuto quotidianamente. Fecero di tutto per non diventare un facile bersaglio della mafia, e immolarsi alla criminalità per mancanza di attenzione. Certo questo gli è costato molto, hanno di fatto rinunciato ad ogni forma di libertà almeno 11 anni prima della loro morte, quando non si sono concessi più un’ ora d’aria senza scorta, hanno spesso contemplato il sole da dietro i vetri blu della loro auto blindata, hanno diffidato anche di un caffè offertogli magari in buona fede, hanno rinunciato ad ogni abitudine, anche la meno pericolosa.

Ventidue anni dopo l’Italia non può e non deve dimenticare le pagine più dolorose e due uomini onesti e puri. L’Italia ancora oggi è chiamata a lottare contro ogni forma di mafia e di criminalità, per il fresco profumo di libertà, per la coerenza e per non lasciare invano il sacrificio di Falcone e Borsellino.

Lo stesso Falcone diceva: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”

Contrassegnato da tag , , , , , ,