Un filo sottilissimo, quasi invisibile unisce Torino a Londra, si chiama paura, si legge terrore, panico, paura e si sigilla con la morte di innocenti. A Torino una piazza che voleva gioire, urlare ha incontrato la fuga, il terrore di un falso allarme. La colpa è tanto di chi insinua false notizie quanto anche di chi in un clima di terrore europeo ha portato in quella piazza bambini piccoli. I cori da stadio, il tifo, gli eventuali festeggiamenti coi bambini forse vanno fatti a casa. Io da zia mio nipote in mezzo ad una piazza gremita, col terrore che condiziona le nostre vite e l’Europa non lo avrei portato.
Londra sapeva che ben presto sarebbe stata colpita e di nuovo, ben presto un furgone ha seminato il panico di nuovo, riaccendendo la paura ma anche l’impotenza che anche chi governa ha sui terroristi. Ahimè, ahinoi, non esistono misure così forti tali da poter cercare di arginare o evitare attacchi terroristici.
Così siamo paralizzati, se andiamo in una città più grande ci guardiamo intorno, ci guardiamo le spalle, ma sappiamo che viviamo in tensione continua e costante perché qualcuno ha interpretato la sua religione in odio e morte.
Quando finirà? Quando potremmo ritornare a viaggiare, a vivere, a visitare o a lavorare e vivere in capitali come Londra, o a festeggiare in piazza senza la paura di saltare in aria? Quando ogni religione sarà vissuta con amore e Fede autentici senza interpretazioni distorte?
Sta forse cambiando l’Europa e il mondo? Siamo destinati a vivere così per il futuro moderno?