Archivi tag: #violenza

#Noallaviolenzasulledonne

http://video.repubblica.it/dossier/femminicidio/violenza-donne-il-primo-spot-rivolto-all-uomo-fermati/147027/145544

Ho scelto questo hastag: #noallaviolenzasulle donne e questo video,il primo spot televisivo rivolto agli uomini con un unico monito:Fermati!

La violenza sulle donne è un’ignobile guerra contro le donne. Donne uccise per mano di mariti,compagni o fidanzati. Oggi lo urliamo più forte nella Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne.

Il 25 Novembre è dedicato a tre sorelle:Patria, Minerva, Maria Teresa Mirabal. Il loro nome in codice era Mariposas, ovvero farfalle. Creature libere di combattere per la liberazione del proprio Paese e contro la dittatura trujillista. Erano nate a Ojo nella Repubblica Dominicana. Vennero, per la loro resistenza, torturate in una piantagione di canna da zucchero. Massacrate a bastonate, strangolate e dunque uccise, insieme con l’autista. Accadde il 25 novembre del 1960.

Da allora centinaia di donne in tutto il mondo sono morte perchè vittime della violenza degli uomini che hanno amato,protetto e giustificato ed ogni giorno centinaia di donne subiscono violenze fisiche o psicologiche.

Le donne sono farfalle libere di vivere, amare e libere di combattere per i loro ideali e i loro sogni.

Agli uomini dedico 365 giorni di memoria. E alle donne ogni straordinario giorno di vita. E’ tempo che le donne tornino farfalle libere di volare.

Contrassegnato da tag , , , , ,

I have a dream. Il sogno dell’America

index
Una vita in schiavitù. Vite paralizzate dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione. Vite di sofferenza. Vite macchiate dal solo colore della pelle. Il negro viveve su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale.

E’ l’America razzista degli anni Trenta e Quaranta, quella in cui l’uccisione di un ragazzo nero non viene riportata neanche sui giornali. Uomini e donne discriminati per il solo colore della pelle. Non hanno mai goduto degli stessi diritti dei banchi, nemmeno durante il servizio militare.

E’ l’America dei bianchi che prendono a sassate i giornalisti mentre prendono parte alle manifestazioni contro il razzismo. E’ ancora l’America in cui le stazioni televisive minacciano di sciogliere i contratti con le reti che diffondono immagini relativi agli scontri, notizie relative ai neri. E’ l’America dei soli caffè per bianchi. E’ l’America in cui Rosa Parks rifiuta di cedere il posto in cui era seduta ad un bianco. Il conducente ferma il mezzo e le intima di scendere. Viene arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine.
In quest’America contradditoria e razzista Martin Luther King, pastore battista nato ad Atlanta nel 1929, inizia a lavorare in una parrocchia nel sud dell’America. Comincia a parlare di non-violenza. Un uomo che passerà alla storia per la più grande dimostrazione di libertà nella storia del paese.

Quando John Kennedy presenta al Congresso un provvedimento per la parità dei diritti tra bianchi e neri, King capisce che è il momento di organizzare una marcia su Washington. E’ il 28 Agosto 1963 e davanti a 250 mila persona. 60 mila di quelle bianche, pronuncerà le parole che saranno impresse nella storia dell’umanità.

“Siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del Paese per incassare un assegno – dice King. Il pagherò dei diritti, dei principi inalienabili. Nel suo discorso King chiede di realizzare il suo sogno. Chiede la fine della segregazione razziale nelle scuole, una legge sul tema dei diritti civili, la protezione dalle brutalità della polizia per gli attivisti, uno stipendio minimo di 2 dollari all’ora per i lavoratori. King lotta per il suo sogno, quel 28 agosto 1963. Continua a farlo per altri cinque anni tra repressioni, ricatti, intercettazioni. Cambia la storia dei diritti civili, in quell’America che oggi, grazie a lui, è un po’ meno in bianco e nero.

“Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia. Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!”

Un discorso che divenne faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati dal fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Contrassegnato da tag , , , , ,

Quando la violenza viene pubblicata su facebook!

Un infelice gioco di parole, così si potrebbero definire gli autoscatti pubblicati sulla pagina face book di Anna Laura Millacci, visual artist e compagna da tredici anni del cantante Massimo Di Cataldo, con cui ha avuto una bambina. Sono un autentico, sconvolgente pugno in faccia alle donne. Foto che rappresentano un volto tumefatto, il naso che cola sangue, gli occhi violacei ed un scatto scioccante, forte, agghiacciante, che lascia senza parole: un grumo di sangue, forse riconducibile ad un feto, che galleggia all’interno dell’acqua. Anna Laura, una donna, l’ennesima, che si ritrova a raccontare una storia che troppe volte abbiamo già sentito. Una storia fatta di violenza domestica che andrebbe avanti da tredici anni, sfociata in uno sfogo, a quanto pare, più violento del solito e terminato tragicamente, come lei stessa racconta sul noto social network, con un aborto.
“Queste foto che ho postato sono di venti giorni fa. Ho pensato a lungo se farlo o meno. Ma credo nella dignità e nel rispetto delle donne. Ci sono donne che ogni giorno subiscono violenze e continuano a perdonare. Io il signor di Cataldo, faccia d’angelo e aspetto da bravo ragazzo l’ho perdonato tante volte. Anche quando ero incinta mi ha picchiata e Rosalù é un miracolo sia nata. Questa volta le botte me le ha date al punto da farmi abortire il figlio che portavo in grembo. Io non ho un carattere facile e le liti possono accadere. Ma mai nessun uomo potrà mai più farmi questo a me e alla vita. E spero che questo outing e sputtanamento pubblico sia utile a tutte quelle donne che subiscono uomini che sembrano angeli e poi ci riducono così . Continuando la loro vita sorridenti e divertiti …come se nulla fosse accaduto. Di Cataldo se proprio devi continuare a fare musica,se hai un po’ di dignità non nominare mai più le donne. Perché le hai sempre e solo menate. È questo lo sa bene pure la tua ex moglie Jorgelina”. Le parole di Anna Laura suonano forti e chiare e sono indirizzate all’ex compagno e cantante. Lo sfogo va avanti: “Non avrei mai voluto arrivare a dire pubblicamente che uomo sei, e a pubblicare queste foto così terribili. Tu che ci tieni così tanto alla tua faccina angelica…Dopo 13 anni di un grande amore ma anche grandi sofferenze ho pensato di farti un regalo. L’ultimo degli infiniti che ti ho fatto in questi anni. Il più prezioso: forse ora prenderai coscienza …visto che sembri sempre inconsapevole delle tue azioni come farebbe un bimbo di 3 anni. Forse stavolta ti sto aiutando davvero. Ti regalo la possibilità di fare un upgrade. Quello di diventare finalmente un Uomo. E non lo faccio per rabbia ma per la nostra piccola Rosalù, che ha bisogno di un padre e non di un fratellino piccolo e violento. Buona vita Massimino…”. Una storia terribile, tanto. La denuncia di Anna Laura, in fatto di violenze domestiche, non ha precedenti per la crudezza e per l’efficacia delle immagini. Una denuncia che parte dal web, come monito, come segno, per colpire, per far riflettere. Dopo qualche ora anche Di Cataldo ha usato Facebook per dire la sua sulla vicenda. “Solo poco fa ho appreso da facebook cosa sta succedendo e sono sconvolto. Come può una donna, madre di mia figlia, arrivare a tanto, alterando la realtà, solo perché una storia finisce? Farò di tutto per tutelarmi, prima come uomo e poi come artista”, ha commentato il cantante. Poi a Marina di Carrara dove si trova per un premio, parla con voce rotta dall’emozione. “Non capisco – dice – è la madre di mia figlia, io la amo tutt’ora. Non capisco, mi vuole diffamare. Magari ha le sue aspirazioni che non riesco a capire. Ma non riesco a parlare male di lei”. Intanto sulle immagini cruente indaga la Squadra Mobile di Roma che ha avviato un indagine sulla denuncia pubblica della donna. Gli agenti cercheranno di fare luce sul racconto della donna e sull’autenticità delle foto. Mi riesce difficile pensare che questa donna che ha amato quest’uomo, protetto, scusato per anni, padre di sua figlia, voglia rovinarlo in questo modo, inventandosi tutto. Saranno le indagine a fare luce, ma questa donna ha avuto il coraggio di denunciare e di farlo pubblicamente per se stessa, per sua figlia e per tutte le donne.

Contrassegnato da tag , ,