“Chiara ti abbiamo salvato!”

http://www.youreporternews.it/2014/napoli-donna-segregata-in-casa-per-8-anni-al-vomero/

Una casa lager, una pattumiera di rifiuti, il buio come cielo, un odore nauseabondo ed una donna piccola, minuta, rannicchiata a terra, dietro un divano, con indosso pochi indumenti ed un phon per riscaldarsi. Un inferno come casa.

Accadeva da otto anni nella Napoli bene, al Vomero, in un modesto appartamento del quartiere. Chiara, 36 anni, da otto anni era segregata dalla madre all’interno dell’appartamento fino all’arrivo degli agenti della polizia di Napoli. La giovane è stata trovata in evidente stato di malnutrizione e deficit psico-fisico. La madre, un’insegnante di francese, di 69 anni due volte a settimana le portava da mangiare, lasciando sul pianerottolo di casa le buste, ora è ai domiciliari con l’accusa di sequestro di persona aggravato e continuato, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia.

La scoperta choc è avvenuta nel pomeriggio di venerdì, a conclusione di indagini che duravano ormai da qualche tempo. Gli agenti congiuntamente ai vigili del fuoco hanno accertato che la porta dell’appartamento era chiusa dall’esterno. Sul pianerottolo di casa si avvertiva un cattivo odore.

“Chiara ti abbiamo salvato!” Questa la frase di uno degli agenti di polizia che appena entrato in casa si è trovato di fronte un appartamento lager e una giovane donna minuta e infreddolita che cercava cibo.

Chiara è stata salvata da un destino segnato e scritto da una madre-che secondo le prime ipotesi non aveva mai voluto accettare la figlia-. Un figlio può anche non essere accettato, ma cos’è l’accettazione, forse l’abbandono, l’incuria, rinchiuderla in casa fino alla fine dei suoi giorni, privandola della vita, della bellezza della vita?

Una storia choc ma anche una storia di indifferenza. Chiara era sola in quell’appartamento ma anche nella vita, di lei non se ne curava né la mamma-che ne risponderà nelle sedi opportune-, né i familiari. Come è possibile che un fratello-seppur viveva in un’altra regione-, non chiedeva di lei, non se ne preoccupava. L’indifferenza che raggiunge anche i condomini che hanno taciuto e respirato l’odore nauseabondo che finiva quando chiudevano dietro di loro la porta di casa, ma in quell’appartamento c’era una vita umana desiderosa e bisognosa d’aiuto.

Si può essere così indifferenti? Si può guardare dall’altra parte senza far finta di niente anche davanti alla vita umana?

Pare di sì in questa società.

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