“Questa bambina è conciata come una sedicenne”. Risuonano forti queste parole. Mi sono chiesta, da donna e da zia, più volte il senso di questa affermazione proferita da Corrado Augias, giornalista, conduttore televisivo e scrittore della cui sensibilità e delle cui capacità di analisi non ho mai dubitato. Mi sfugge però il senso. Eppure Augias con ferma convinzione di sempre ha pronunciato queste parole durante il programma di La7, “DiMartedì”, condotto da Giovanni Floris e lo ha fatto commentando la foto della piccola Fortuna Loffredo, morta a sei anni, scaraventata dall’ottavo piano di un palazzo, dopo aver subito abusi sessuali, alla periferia di Caivano, nel napoletano.
La foto della piccola dai capelli biondi e dai lunghi “boccoli” come li chiama Augias è proiettata sugli schermi dello studio di La7 e mostra una bambina dal vestito colorato, sorridente nonostante le violenze subite e in posa, come capita a molte bambine della sua età. Questo è bastato ad Augias per paragonarla ad una sedicenne, diciottenne.
Ci risiamo. Augias come Oliviero Toscani, fotografo e creativo, celebre per le sue particolari pubblicità della Benetton, che nel 2013 trovò la soluzione agli stupri e ai femminicidi, invitando le donne a non truccarsi e a non usare tacchi.
Cari Augias, Toscani e cari uomini: un abito scollato, un rossetto, una minigonna, o ancora un abitino colorato e un sorriso di una bambina, non autorizzano nessuno a stuprare, bruciare, deturpare, abusare del corpo di una donna o di una bambina.
Mi meraviglio come un uomo intelligente e battagliero come Augias, possa pensare-e mi rifiuto di farlo- che solo una posa in foto, un boccolo biondo e un po’ di rossetto di una bambina possano essere il lascia passare ad una violenza. Mi meraviglio di come non ci si renda conto che frasi del genere possano fornire un alibi ad omuncoli che per anni si sono giustificati col pretesto della provocazione che rende l’uomo ladro.
Non esistono alibi alla violenza. Ricordo la storia di Anna Maria Scafò, che a 13 anni, fu violentata a San Martino di Taurianova, da un branco di dodici uomini adulti, che ha abusato di lei per tre anni. Oggi vive in una località protetta e lontano da tutti. A San Martino di Taurianova, dicono ancora oggi che se l’è cercata.
“Se la cercano” è un pensiero incivile ed incettabile. Basta, vi prego basta! Alla violenza non c’è giustificazione.
Una bambina come Fortuna e come tante altre hanno il diritto di poter indossare un abitino più corto e colorato, di mettersi anche un po’ del rossetto delle madri, come tutte abbiamo fatto da bambine, di essere un po’ provocanti nelle foto. E’ innocenza, è gioco, perché sono bambine, ma ciò non deve essere assolutamente una giustificazione per un potenziale orco o passare per provocatrice, istigatrice di pensieri e azioni malate.
Augias, ci ripensi e chieda anche scusa alla mamma di Fortuna e a tutti quei bambini vittime di abusi che hanno il diritto di vestirsi e di essere provocanti quanto vogliono, senza dover aver paure di uomini e di parole simili.