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JFK L’uomo che segnò l’America

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Un venerdì. Dallas,22 Novembre 1963, l’America e il mondo furono costretti a fermarsi e a piangere di fronte alla salma di John Kennedy, che cadde sotto i colpi a morte di tre proiettili sparati da Lee Harvey Osward, benchè il mandate rimarrà oscuro per tutta la vita. Osward, che secondo molti, aveva un unico peccato quello di essere convintamente comunista e filocastrista in piena Guerra Fredda.

Jokn Kennedy è stato il più celebre e amato presidente degli Stati Uniti d’America. Ancora oggi rimane la sua eredità, i suoi sogni, le sue speranze, i suoi insegnamenti, il suo progetto politico e soprattutto l’idea di aprirsi ad una “nuova frontiera”, che rimase solo un sogno mai realizzato.

Carattere deciso e personalità forte. Un uomo d’altri tempi per una politica nuova che potesse guardare al futuro per una nazione davvero giovane nello spirito. Un uomo che strizzava l’occhio ai conservatori di ogni ordine e grado, inviso alla mafia e a coloro che, fino a quel momento, avevano prosperato sulla segregazione razziale dei neri, sull’esclusione e l’emarginazione sociale dei più deboli, sul dolore e la sofferenza degli ultimi, di chi non era in grado di difendersi, di chi, spercie per il colore della propria pelle, non faceva mai notizia se non in negativo.

Famoso un suo celebre discorso datato 1963: “Se un americano, a causa della sua pelle scura, non può mangiare in un ristorante aperto al pubblico, se non può mandare i suoi figli alla scuola pubblica migliore, se non può votare per i pubblici funzionari che lo rappresenteranno, se, in breve, non può condurre la vita piena e libera che tutti noi desideriamo, chi tra noi sarebbe felice di condividere con lui il colore della pelle e prendere il suo posto? Chi tra noi si accontenterebbe del consiglio di portare pazienza e aspettare?”

Due mesi dopo Martin Luter King pronuncerà la celebre frase “I have a dream” e la battaglia per i diritti dei neri e delle minoranze sarebbe entrata a pieno titolo nell’agenda politica di tutti i paesi, ma Kennedy aveva già preparato il terreno, sfidando un esponente del suo stesso partito George Wallace, governatore dell’Alabama e segregazionista convinto, per consentire a James Meredith, studente di colore, di entrare all’università e frequentare le lezioni.

Kennedy era l’ottimismo che ha ispirato un’intera generazione e ha ridato fiducia a un popolo intero. In un momento di crisi dovuto al timore di una nuova guerra, Kennedy dà vita a una nuova stagione di speranza.

Un presidente mai dimenticato.

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For don’t forget

COMMEMORAZIONE STRAGE 11 SETTEMBRE

A volte abbiamo l’impressione che cambiare il mondo sia un’impresa che necessita,un cambiamento dovuto, da anni, se non da secoli. E in molti casi è davvero così. Ci sono volte, però, in cui sono sufficienti pochi minuti per far sì che il mondo non sia più lo stesso.

Dodici anni fa, l’11 settembre 2001, sono bastati una manciata di minuti, perché il mondo cambiasse in modo irreversibile. Gli Stati Uniti d’America furono attaccati da un gruppo di terroristi da un’organizzazione di matrice islamica Al Qaeda: quattro aerei furono dirottati per colpire obiettivi civili e militari.

Le vittime degli attentati furono circa 3000. Centinaia di persone persero la vita nell’impatto degli aerei, alcune furono uccise dalle ustioni o si gettarono dalle torri, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono nel crollo degli edifici. Nella tragedia persero la vita anche 411 soccorritori tra pompieri, poliziotti e paramedici.

“La grande mela” viene ferita, è frastornata.Una città cinta nel dolore e nell’agghiacciante silenzio. Si prega tutti insieme, in tutte le lingue del mondo, ci si aggrappa alla speranza. Gli ospedali della città sono presi d’assalto, la speranza di trovare la persona amata viva è tanta, la tensione è alle stelle. Cartoline, biglietti, foto, fiori, peluche: hanno costruito quello che in molti oggi chiamo “il muro della preghiera”, un grande, angosciante monumento della speranza infinita. Tanti i nomi italiani. La speranza in quelle ore è viva, tangibile. Ci sono fiaccolate, lacrime e soprattutto balli per invocare la pace. Si prega per chi non c’è più ma anche per chi resta, per il dolore incolmabile. New York è senza le sue due torri e migliaia di vite sono state strappate via.

L’11 Settembre è lo spartiacque del mondo. L’11 Settembre 2001 l’America riceve la ferita più dolorosa che esista. Il trauma americano, l’altra faccia, non solo geografica, del pianeta. Per l’America da quel giorno hanno inizio anni difficili, pericolosi, complessi, pieni di dubbi. L’America che oggi rischia di entrare in guerra con la Siria eppure tra diplomazia e ultimatum si appresta a ricordare, a rivivere quei tragici momenti. Ford don’t forget. Per non dimenticare.

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