A volte abbiamo l’impressione che cambiare il mondo sia un’impresa che necessita,un cambiamento dovuto, da anni, se non da secoli. E in molti casi è davvero così. Ci sono volte, però, in cui sono sufficienti pochi minuti per far sì che il mondo non sia più lo stesso.
Dodici anni fa, l’11 settembre 2001, sono bastati una manciata di minuti, perché il mondo cambiasse in modo irreversibile. Gli Stati Uniti d’America furono attaccati da un gruppo di terroristi da un’organizzazione di matrice islamica Al Qaeda: quattro aerei furono dirottati per colpire obiettivi civili e militari.
Le vittime degli attentati furono circa 3000. Centinaia di persone persero la vita nell’impatto degli aerei, alcune furono uccise dalle ustioni o si gettarono dalle torri, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono nel crollo degli edifici. Nella tragedia persero la vita anche 411 soccorritori tra pompieri, poliziotti e paramedici.
“La grande mela” viene ferita, è frastornata.Una città cinta nel dolore e nell’agghiacciante silenzio. Si prega tutti insieme, in tutte le lingue del mondo, ci si aggrappa alla speranza. Gli ospedali della città sono presi d’assalto, la speranza di trovare la persona amata viva è tanta, la tensione è alle stelle. Cartoline, biglietti, foto, fiori, peluche: hanno costruito quello che in molti oggi chiamo “il muro della preghiera”, un grande, angosciante monumento della speranza infinita. Tanti i nomi italiani. La speranza in quelle ore è viva, tangibile. Ci sono fiaccolate, lacrime e soprattutto balli per invocare la pace. Si prega per chi non c’è più ma anche per chi resta, per il dolore incolmabile. New York è senza le sue due torri e migliaia di vite sono state strappate via.
L’11 Settembre è lo spartiacque del mondo. L’11 Settembre 2001 l’America riceve la ferita più dolorosa che esista. Il trauma americano, l’altra faccia, non solo geografica, del pianeta. Per l’America da quel giorno hanno inizio anni difficili, pericolosi, complessi, pieni di dubbi. L’America che oggi rischia di entrare in guerra con la Siria eppure tra diplomazia e ultimatum si appresta a ricordare, a rivivere quei tragici momenti. Ford don’t forget. Per non dimenticare.