Femminicidio: Un’ignobile guerra contro le donne
Donne uccise, violentate, malmenate. Un omicidio ogni sette nel Mondo è commesso fra le mura di casa e per mano del partner. L’amore che diventa ossessione. L’amore che si traduce in uomini possessivi. Un’ignobile guerra contro le donne. Spulciando la lista i nomi sono tanti, Gabriella, Lucia, Eléna, Zineb, Rosy –solo l’ultima di una lunga lista. Avevano 50, 40, 36, 22 anni. Erano italiane, moldave. Erano madri, non avevano figli. Erano single, erano sposate. Le loro storie non esistono si annullano, si cancellano. Storie di vita che vengono cancellate, incone lugubri ripetute all’infinito. Spesso un trafiletto su un giornale, se il delitto non è stato particolarmente efferato. Ma sono donne, morte ammazzate da mariti, fidanzati, amanti e conviventi. Uomini da amare, in cui si nutriva una fiducia che non ha eguali che si trasformano in killer che vengono protetti da alibi concettuali, linguistici. Giustificati da una perizia psichiatrica o da una “banale” scusa. “Ha ucciso dopo un raptus, ha ucciso per gelosia, ha ucciso perché aveva paura di essere lasciato”. La vittima non esiste mai, cancellata, annullata, dimenticata. Il maschio assassino, ancora una volta è il protagonista, lui l’unico e solo. Novantadue le vitte in Italia dall’inizio dell’anno. Numeri da guerra. Numeri che rabbrividiscono. Ultima, solo in ordine di tempo è la storia di Rosy Bonanno, venticinque anni, uccisa forse davanti agli occhi del suo bimbo di due anni, dall’uomo che ha denunciato per ben sei volte per molestie. Per stalking. Eppure nessuna l’ha protetta, aiutata, supportata. Ha subito, ha avuto paura per sé e per il suo bambino. Ha combattuto contro l’ossessione, l’amore malato, la paura, fino ad incontrare la morte per mano dell’uomo che amava. In un paese civile come l’Italia si muore ancora per mano di uomo senza che nessuno reagisca, tuteli. E allora la tanto invocata e raggiunta legge sullo stalking viene sottovalutata? Così un’altra donna, Rosy Bonanno, muore sotto le coltellate dell’uomo che amava di 36 anni e sotto gli occhi del suo bambino, che speriamo non ricordi le immagini efferate dell’assassinio di sua madre. Quasi ogni giorno muore una donna per mano dell’uomo che amavano, ogni giorno un bollettino da guerra. Non bastano i proclami, le belle parole, le campagne di sensibilizzazione. Bisogna agire e subito per fermare questa guerra. Non è accettabile l’indifferenza nei confronti della denuncia. Le donne vanno protette. Servono pene certe e sicure. Non a caso Beccaria parlava di “probabilismo”, sostenendo la necessità della prevedibilità e della certezza della legge, essendo l’unico modo per garantire sicurezza personale ai cittadini. Sicurezza che oggi non è garantita, soprattutto alle donne. Iniziamo a creare dei centri antiviolenza. Attiviamo campagne di sensibilizzazione partendo dalle scuole, insegniamo ai bambini ad amare sin da piccoli le donne, a coccolarle, ad amarle, ad accudirle e non ad odiarle, a possederle. Portiamo nelle scuole il monologo di Luciano Littizzetto, declamato durante l’ultimo festival della canzone italiana. Non aspettiamo un’altra vittima, non è possibile, tuteliamo la vita, la nostra. “Ne abbiamo una sola e non sette come i gatti.”