Autismo, non siamo un paese razzista

cropped-cropped-foto-per-copertina-blog.jpgAutismo Vs opinione pubblica.

E’ questo il dibattito che da giorni tiene banco sui media nazionali, dopo diversi casi di bambini autistici estromessi dalla gita scolastica. Ultimo in ordine di tempo quello della ragazzina autistica che nessuno dei ragazzi voleva in camera, durante la gita a Mathausen.

Clamore mediatico e la gita viene annullata. Clamore mediatico= discutere, riflettere. Il mondo della disabilità è ancora sconosciuto ai più e sicuramente molto può la tv. Sono la prima che per costume ed educazione personale, per i valori che mi legano alla professione che spero di poter fare un giorno, innalzo la bandiera dell’integrazione scolastica, del “mettersi nei panni degli altri”.

Ecco proprio perché mi “metto nei panni degli altri”, stavolta non critico o accuso i ragazzi o i loro genitori-che a dire di molti sono ignoranti e acidi- perché bisogna scovare infondo: l’autismo ha varie forme, tutte senza dubbio problematiche e gravi , ma alcuni stadi possono essere pericolosi, specie quando si tratta di ragazzi più grandi.

Per la cronaca bisogna ricordare il caso del giovane autistico Daniele Potenzoni, di 36 anni, che giunto in pellegrinaggio a Roma è scomparso, tutt’ora continuano le sue ricerche.

Non siamo un Paese sempre e per forza razzista e contro l’integrazione, ma guardiamo anche agli aspetti, entriamo dentro le decisioni, prima di sparare sentenze contro genitori e ragazzi: sono preoccupati delle reazioni di un ragazzo autistico in gita, preoccupati di dormirci nel caso possa avere reazioni violente, non a caso la stessa insegnante di sostegno si è sottratta a questa responsabilità.
Ecco allora facciamoci qualche domanda, rendiamoci più informati, e poi parliamo di integrazione. Il problema non è la gita: perché i genitori dei ragazzi autistici potrebbero andarci e rendere tutti più sereni, il problema è che spesso si vuole creare clamore mediatico, anche per consolazione personale, ma signori miei è sbagliato.

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