Consulta, scelta storica: al via per il nascituro il cognome della madre

img_0217Sentenze sempre più storiche, destinate ad adattarsi ad una società sempre più moderna, che sconvolge canoni e valori, che si adatta ai corsi e ricorsi storici. Dopo la sentenza storica, che ha decretato la bigenitorialità, arrivando a condannare qualche settimana fa una mamma romana, che negli anni aveva allontanato il proprio figlio dal papà, sentenziando così il diritto – dovere di entrambi i genitori di tutelare il rapporto con i figli e di intervenire nella loro educazione, anche in caso di separazione o divorzio. Una nuova sentenza arriva pronta a entrare nel guiness storico: via libera al cognome della madre per i figli. La Corte ha dichiarato illegittima “l’automatica attribuzione” di quello paterno in presenza di una diversa volontà dei genitori. Una vittoria femminile e soprattutto delle madri. Ora i figli potranno portare il cognome materno accanto a quello del padre dal giorno in cui vengono al mondo. Senza pratiche burocratiche, attese. Sempre se tutti e due i genitori lo vogliono. A sancirlo la Corte d’Appello di Genova che ha accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata sul cognome del figlio e ha dichiarato illegittima la norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno, in presenza di una diversa volontà dei genitori. In caso di mancato accordo tra i neo genitori sembra che il bambino terrà il cognome paterno. La questione non è tutt’ora normata per legge, esiste, però, una proposta di legge, approvata dalla Camera nel 2014, sepolta però da due anni al Senato. La sentenza della Consulta, arriva dopo anni in cui l’Europa tirava le orecchie all’Italia e forse questa sentenza spingerà sui tempi di approvazione della legge in Senato. La legge, infatti, andrà a normare tra le diverse vedute dei genitori: nel caso di mancanza di identità di vedute tra i neo genitori, o di battaglia per quale cognome mettere per primo, questa legge, prevede l’ordine alfabetico. Ancora una volta è un tribunale prima e la Consulta poi a tracciare la strada, un varco, delineando il cambiamento e riconoscendo le richieste che provengono dalla società.

Fino ad oggi come funzionava? Sino ad oggi per il doppio cognome si faceva ricorso alla Prefettura, così come avviene quando il proprio cognome è ridicolo o offensivo. Ma la concessione è a discrezione. Nel caso di alcune coppie conviventi, hanno scelto di far riconoscere il piccolo prima alla madre e poi in secondo momento al padre in modo che potesse portare entrambi i cognomi.

Non è la prima volta. Storico il momento, storica la sentenza. Non è infatti la prima volta che una coppia si rivolge alla Consulta chiedendo di poter attribuire il doppio cognome al figlio. Già nel 2006 la Consulta aveva trattato un caso simile, in cui si chiedeva di sostituire il cognome materno a quello paterno: in quell’occasione i giudici pur definendo l’attribuzione automatica del cognome del papà “un retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” , dichiarò inammissibile la questione sottolineando che spettava al legislatore trovare la strada risolutiva. Legge che ancora giace in Senato.

Dunque, oggi, se vogliono e per fortuna anche le madri possono dare al figlio il proprio cognome. Che è quello del proprio padre. Tanto per dire.

 

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