Archivi tag: #nonaccompagnati

6834932-strumenti-moderni-giornalista-computer-portatile-bianco-taccuino-e-una-penna-profondit-di-campo-messOrfani delle onde del Mediterraneo, piccoli anonimi che arrivano in Italia. Schiavi invisibili, giovanissime vittime dello sfruttamento e della tratta dei migranti. Un fenomeno nascosto e difficile da tracciare che vede come protagonisti i minori stranieri giunti in Italia via mare e via terra, molti dei quali non accompagnati da genitori o parenti. Rappresentando un potenziale bacino di sfruttamento per coloro che cercano di trarre beneficio dal flusso migratorio, speculando in vari modi sulla vulnerabilità dei più piccoli: dallo sfruttamento nel mercato del lavoro nero, alla prostituzione, passando per lo spaccio di droga, sino ad attività criminali. Un girone infernale, in cui rischiano di finire i minori strani non accompagnati, ma un bando emanato dal governo in concomitanza con l’autorità garante per l’infanzia seleziona tutori volontari per i minori stranieri soli. Assumere la rappresentanza giuridica di un minore straniero solo, farsi carico dei suoi problemi, capire e spiegare agli altri suoi bisogni e diventare portavoce dei suoi diritti fino alla maggiore età. Insomma, proteggerlo negli anni più fragili e difficili. E’ questo il ruolo più importante del tutore volontario, una nuova figura nata per dare un sostegno ai percorsi di accoglienza, educazione e integrazione nella nostra società, per i quasi 18 mila minori stranieri rimasti soli sul territorio italiano. Un numero forte ed in continua crescita che ha portato alla legge 47/2017, che prevede tra le altre cose l’istituzione presso i Tribunali per i minori di elenchi di tutori volontari disponibili ad assumere la tutela. Protezione e tutela, le parole d’ordine per i quasi 18 mila minori soli, di cui la maggioranza è al maschile, le ragazze sono un numero esiguo: 1.209, molti dei quali provengono dalla Nigeria, e necessitano di massima attenzione. E’ stata ribattezzata come “cittadinanza attiva” o “genitorialità sociale” dall’autorità garante per l’infanzia. Finora sono circa 2.200 le persone che hanno risposto ai bandi pubblicati dai garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza. Si sono fatte avanti soprattutto le donne. In testa c’è il Piemonte, seguito poi dal Lazio e dalla Campania. Impegni ed iniziative per il tutore. La nuova legge non prevede, infatti, la presa in carico domiciliare ed economica del minore. Il tutore svolge le pratiche amministrative, come ad esempio il permesso di soggiorno, valuta se presentare domanda di asilo o protezione internazionale, se sono necessarie prestazioni sanitarie urgenti, accompagna il giovane nella formazione, nell’istruzione scolastica e nell’apprendimento della lingua italiana. “Il tutore dovrà prendersi cura del minore e avrà la funzione di guida”, dicono dall’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Alcune regioni hanno avviato anche corsi di formazione per i futuri tutori. La durata dell’impegno del tutore è legata all’età del minore. Le persone vengono inserite nell’elenco istituto presso il Tribunale per i minori da cui il giudice attinge per nominare i tutori. Una persona smette di essere tutore per un ragazzo al compimento dei 18 anni e può diventare tutore di un altro minore. Si rende necessario però un’attività di raccordo tra i Tribunali per i minori dove sono istituti gli elenchi e il tribunale ordinario deputato alla nomina. I bandi ci sono per i tutori, pubblicati già in estate, le prime risposte sono buone, fanno sapere dall’autorità garante ma non sufficienti per i 18 mila ragazzi che hanno bisogno una guida. Quindi, si intensificano gli appelli, specie sul web ma anche attraverso una campagna pubblicitaria nazionale per rafforzare l’idea di una genitorialità sociale dando l’occasione ad un ragazzo di cambiare con l’aiuto di un tutore il suo presente e modellare il suo futuro.

 

Contrassegnato da tag , , , , , , , ,

Orfani del Mediterraneo, quei minori stranieri non accompagnati che sbarcano in Italia

img_0217Remon, a quattordici anni è fuggito dal suo Paese, l’Egitto, senza nemmeno avere la possibilità di salutare i suoi genitori e suo fratello. Con follia e paura si è rivolto a scafisti senza scrupoli pur di raggiungere l’Italia e diventare un ragazzo libero di studiare. Libero di professare la sua fede: lui è cristiano copto. È stato chiuso durante la trattativa economica con la sua famiglia in un appartamento alcuni giorni. Poi, disorientato, ha cambiato tre imbarcazioni. Pericolose, gelide. Senza mangiare se non riso cotto con l’acqua salata, bere se non benzina. Ustionato di giorno dai raggi del sole, congelato la notte. Poi è arrivato in Sicilia, pensando che quell’isola fosse la famosa Milano. Quella città di cui tanti parenti gli parlavano in Egitto. Dove si lavora, si studia, si può pregare senza rischiare la vita. Ma è diventato un numero, dopo lo sbarco. È entrato in un centro di accoglienza, poi un altro e ha capito cosa sia la paura. Ma anche quanto valga la libertà: più della solitudine. Più di qualsiasi timore. Quando stava per smettere di avere speranza e di contare i giorni, ha incontrato Carmelo e Marilena. Una coppia generosa, senza figli, che l’ha accolto e gli ha permesso di salvarsi e studiare ad Augusta. Remon, ha deciso di lasciare la sua storia come un’impronta, tra le pagine di un libro, scritto dalla giornalista e scrittrice, Francesca Barra, “il mare nasconde le stelle”. Remon è l’emblema di tanti orfani del Mediterraneo, piccoli anonimi, che arrivano in Italia. Sono schiavi invisibili, giovanissime vittime dello sfruttamento e della tratta dei migranti. Un fenomeno nascosto e difficile da tracciare che vede come protagonisti i minori stranieri giunti in Italia via mare e via terra, molti dei quali non accompagnati da genitori o parenti. Secondo l’Organizzazione umanitaria, in Italia tra gennaio e giugno 2016 sono arrivate via mare 70.222 persone in fuga da guerre, fame e violenze. Di queste 11.608 sono minori, il 90% dei quali (10.524) non accompagnati. Un numero più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando si sono registrati 4.410 arrivi. Piccole vittime dello sfruttamento. La tratta di persone, in Italia, costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e di droga. Ovviamente i minori stranieri, soprattutto quelli non accompagnati, rappresentano un potenziale bacino di sfruttamento per coloro che cercano di trarre profitto dal flusso migratorio, speculando in vari modi sulla vulnerabilità dei più piccoli: dallo sfruttamento nel mercato del lavoro nero, alla prostituzione, allo spaccio di droga fino ad altre attività criminali. Un girone infernale, in cui rischiano di finire i minori stranieri non accompagnati, eppure il sistema giuridico italiano, attraverso la figura dell’assistente sociale, ha l’obiettivo di tutelare i minori stranieri non accompagnati. Qualora un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio identifichi un minore straniero non accompagnato sul territorio dello stato italiano, le leggi da applicare sono le stesse previste per la protezione dei minori italiani. Di conseguenza sarà suo compito segnalare la situazione del minore alla procura e al giudice tutelare. Il minore che verrà riconosciuto in stato di abbandono verrà collocato in luogo sicuro. Laddove ve ne siano le condizioni verrà aperta la tutela e valutato l’affidamento del minore. I minori stranieri sono inespellibili dal territorio italiano salvo che per ragioni di ordine pubblico e sicurezza dello stato. Il D. Lgs 286/1998 e il DPR 394/99 prevedono però la possibilità del rimpatrio assistito del minore quando questo è considerato opportuno nell’interesse dello stesso. “Rimpatrio assistito significa affidare nuovamente il minore alla famiglia o alle autorità responsabili del paese di provenienza con un progetto di reinserimento. Per i minori stranieri non accompagnati che restano nel nostro Paese, è previsto un lavoro congiunto tra Assistente Sociale e Tribunale per i Minorenni, affinchè si riescano a rintracciare familiari entro il quarto grado di parentela per un affido intra familiare, oppure optare per un affido extra- familiare, ovvero, famiglie che hanno dato la disponibilità ad accogliere in casa dei minori privi o allontanati dalla loro famiglie. E’ il primo passo per un Paese come l’Italia verso l’integrazione e l’apertura all’altro, specie se minore, che spesso ha vissuto esperienze traumatiche durante la traversata in mare. Ma siamo un Paese generoso che lo fa lontano dai riflettori. Esistono tante famiglie che accolgono minori immigrati, con sacrifici e sforzi inenarrabili. Con una fiducia dettata da un solo istinto: l’amore gratuito. Perché l’affido è la forma di amore più incondizionata e rischiosa. Sono bambini indifesi, che vivono in conflitto perenne tra i ricordi della famiglia biologica e la gratitudine. Il cibo della loro terra e quello del paese che li ospita. In conflitto tra le abitudini e la spontaneità. La lingua. Esistono i confronti, che sono inevitabili e dolorosi. Dovremmo fare tutti un passo indietro, essere aperti alla forza dell’amore, della fede, del sogno onesto di questi bambini, che vince su tutto. Un Paese che accolga e non chiuda: dalla scuola alla famiglia, grattando via pregiudizi e ragionamenti banali. Cercando di costruire un Paese tollerante ed aperto, ma anche di professionisti che lavorino in rete verso la stessa finalità.

 

Contrassegnato da tag , , , , ,