Archivi tag: #vita

L’8 Marzo che vorrei….

index

Svegliati. Il giorno ti chiama
alla tua vita: il tuo dovere.
A nient’altro che a vivere.
Strappa ormai alla notte
negatrice e all’ombra
che lo celava, quel corpo
di cui è in attesa, sommessa,
la luce nell’alba.
In piedi, afferma la retta
volontà semplice d’essere
pura vergine verticale.
Senti il tuo corpo.
Freddo, caldo? Lo dirà
il tuo sangue contro la neve
da dietro la finestra;
lo dirà
il colore sulle tue guance.
E guardi il mondo. E riposa
senz’altro impegno che aggiungere
la tua perfezione ad un altro giorno.
Il tuo compito
è sollevare la tua vita,
giocare con lei, lanciarla
come voce alle nubi,
a riafferrare le luci
che ci hanno lasciato.
Questo è il tuo destino: viverti.
Non devi fare nulla.
La tua opera sei tu, niente altro.

E’ una poesia di Pedro Salinas, tratta da “La voce a te dovuta”, 1993.

La donna che nasce, che vive. La donna che nasce da una costola. La donna che ha un giorno dedicato a sé per essere festeggiata, ricordata. Ma la “giornata internazionale della donna” o “festa della donna” è stata fissata per ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che subiscono ancora in molte parti del mondo.

Le donne un universo da esplorare, da scoprire, da capire. Le donne che nel nostro paese sono ancora poche, nulle. In questi giorni c’è un dibattito sulle quote rosa, ma c’è bisogno di parlarne, c’è bisogno di inserirle per forza come un oggetto che tutti hanno e che l’Italia ancora non ha nel mondo del lavoro, nel mondo politico, sociale, economico?

L’8 marzo che vorrei non è fatto di ingressi gratuiti ai musei, di taxi da prendere senza pagare, di pacchetti benessere che vengono regalati, di mimose distribuite. Né vorrei analisi, discorsi, omaggi che si esauriscono dopo un giorno.

L’8 marzo che vorrei deve guardare avanti, oltre. Di progetti che non devono esaurirsi in poche ore, perché concentrarsi sull’istante è un atto di egoismo.

L’8 marzo che festeggiamo quest’anno cade in un momento in cui il mondo politico e intellettuale si spacca sulla parità di genere nella legge elettorale: non mi sorprende, ci sono scuole di pensiero e le accetto, è importante che ci siano opinioni diverse e che siano rispettate, ma che la discussione non porti alla spaccatura di femminismi, altrimenti ci saranno battutine argute, battutine contro le donne o donne da sostituire quando lo si ritiene opportuno.

Il dibattito che in questi giorni tiene banco dimostra che la questione delle pari opportunità non è mai stato affrontato, non almeno seriamente. La si è osservata dall’esterno, tollerata, utilizzata quando ne era opportuno. Ma mai fatta propria.

Ma ci tocca vedere un 8 marzo di disuguaglianze, di lotte, di donne che vengono uccise, di violenze inaudite.

L’8 marzo che vorrei è quello che ci impone a guardare oltre il preconcetto di una bella donna, magari ben vestita che forse ha ottenuto il lavoro solo per la sua bellezza o perché ha portato a letto il capo.

L’8 marzo che vorrei è quello in cui si spengano i microfoni ad un giornalista che avvicina una giovane ministra e gli chiede com’è la sua vita sessuale. La donna non è solo sesso ma è intelligenza, potere, classe, forza ed energia. Lo ha dimostrato tante volte.

L’8 marzo che vorrei è quello dove si pensa alle bambine, alle ragazzine delle piccole realtà del sud, dove ci sono mentalità forti e radicate. Dove se non sei fidanzata hai un marchio, dove devi pensare al matrimonio ed ai figli, perché la donna è vista anche-purtroppo-come una macchina che sforna figli e da confinare in casa.

L’8 marzo che vorrei…

E buon 8 marzo o a tutte e tutti, nonostante tutto e forse proprio per questo.

Contrassegnato da tag , , , , ,

“Chiara ti abbiamo salvato!”

http://www.youreporternews.it/2014/napoli-donna-segregata-in-casa-per-8-anni-al-vomero/

Una casa lager, una pattumiera di rifiuti, il buio come cielo, un odore nauseabondo ed una donna piccola, minuta, rannicchiata a terra, dietro un divano, con indosso pochi indumenti ed un phon per riscaldarsi. Un inferno come casa.

Accadeva da otto anni nella Napoli bene, al Vomero, in un modesto appartamento del quartiere. Chiara, 36 anni, da otto anni era segregata dalla madre all’interno dell’appartamento fino all’arrivo degli agenti della polizia di Napoli. La giovane è stata trovata in evidente stato di malnutrizione e deficit psico-fisico. La madre, un’insegnante di francese, di 69 anni due volte a settimana le portava da mangiare, lasciando sul pianerottolo di casa le buste, ora è ai domiciliari con l’accusa di sequestro di persona aggravato e continuato, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia.

La scoperta choc è avvenuta nel pomeriggio di venerdì, a conclusione di indagini che duravano ormai da qualche tempo. Gli agenti congiuntamente ai vigili del fuoco hanno accertato che la porta dell’appartamento era chiusa dall’esterno. Sul pianerottolo di casa si avvertiva un cattivo odore.

“Chiara ti abbiamo salvato!” Questa la frase di uno degli agenti di polizia che appena entrato in casa si è trovato di fronte un appartamento lager e una giovane donna minuta e infreddolita che cercava cibo.

Chiara è stata salvata da un destino segnato e scritto da una madre-che secondo le prime ipotesi non aveva mai voluto accettare la figlia-. Un figlio può anche non essere accettato, ma cos’è l’accettazione, forse l’abbandono, l’incuria, rinchiuderla in casa fino alla fine dei suoi giorni, privandola della vita, della bellezza della vita?

Una storia choc ma anche una storia di indifferenza. Chiara era sola in quell’appartamento ma anche nella vita, di lei non se ne curava né la mamma-che ne risponderà nelle sedi opportune-, né i familiari. Come è possibile che un fratello-seppur viveva in un’altra regione-, non chiedeva di lei, non se ne preoccupava. L’indifferenza che raggiunge anche i condomini che hanno taciuto e respirato l’odore nauseabondo che finiva quando chiudevano dietro di loro la porta di casa, ma in quell’appartamento c’era una vita umana desiderosa e bisognosa d’aiuto.

Si può essere così indifferenti? Si può guardare dall’altra parte senza far finta di niente anche davanti alla vita umana?

Pare di sì in questa società.

Contrassegnato da tag , , , , , ,