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Maltrattamento e abuso sui minori: un mondo sommerso che non emerge

img_0217Violenze, abusi, insulti. Ma, anche denutrizione, disabilità, danni psicologi permanenti: è il calvario delle piccole vittime dei casi di maltrattamento o abuso che ogni giorno, in silenzio si consuma nel nostro paese. Secondo una recente indagine realizzata da Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa Kids, le violenze sui bambini e gli adolescenti sono sempre più diffuse. Accentuate dai rischi legati all’uso delle nuove tecnologie e dalla crisi economica, non vengono quasi mai denunciate. Nel 70% dei casi l’abuso si consuma fra le mura domestiche. Secondo l’OMS, l’Italia ha un indice di prevalenza di abusi e maltrattamenti del 9,5 per mille. Sono centomila i casi veri, presi in carico dai Servizi sociali. Non stime. Come prendere una grande città e riempirla di piccoli, e d’orrore. I casi maggiori al Sud Italia dove si registrano circa 273 casi di maltrattamento ogni mille minori, sui 155 del Nord. E dove, per via della difficoltà economica delle amministrazioni, i servizi sociali garantiscono sostegno alla metà dei bambini presi in carico dalle regioni settentrionali. Tra le violenze che colpiscono i piccoli la più frequente e all’apparenza la più innocua è la “trascuratezza”. È l’Organizzazione mondiale della sanità ad avere chiamato così l’assoluta incapacità da parte dei genitori di prendersi cura, materialmente e affettivamente, dei propri figli. E la trascuratezza è il mostro che nel 47% dei casi, nel nostro Paese, fa arrivare davanti ai giudici dei tribunali dei minori, e agli psicologi delle comunità protette, bimbi denutriti, con disabilità o ritardi acquisiti (fisici, linguistici, emotivi), incapaci di relazionarsi con gli altri. Scabroso quanto deprimente,  il fenomeno del maltrattamento o dell’abuso sui più piccoli ha radici storiche,  in passato i bambini venivano sacrificati agli dei, o vi era l’uccisione di bambini deformi o non desiderati ed era una pratica comunemente accettata e praticata. E’ nel ‘900 che si sviluppa la “cultura dell’infanzia” e si guarda alle violenze e negligenze ai danni dai minori. Si pose così attenzione alla famiglia maltrattante e abusante, alle sue caratteristiche e ai fattori di rischio, come ai fattori di protezione, al danno psicologico e fisico del bambino ed il modo meno traumatico per poterlo denunciare. E’ così che in ambito giudiziario vie ne accettata come prova il disegno, da sempre attività preferita dal bambino, ed è l’unico modo per far sì che il bambino esterni la violenza subita senza riviverla una seconda volta, evitando ulteriori traumi. Così viene introdotto in ambito giudiziario il reato di maltrattamento e abuso. Il codice penale italiano riconosce con la legge 66/1996 le “norme contro la violenza sessuale”, con tre ipotesi di reato: violenza sessuale, atti sessuali con minorenni, corruzione di minorenne. Un fenomeno in crescita, che spaventa, che dilaga. Un mondo sommerso che purtroppo non emerge, lo ha definito così il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano, qualche giorno fa, nell’ambito di una tavola rotonda dedicata al tema del maltrattamento e abuso sui minori. Il Garante ha esposto i dati di una ricerca condotta in vari comuni dalla Campania, Asl e ambiti territoriali, dove è emerso che ci sono duecento casi conclamati di abuso – “ma che in una proiezione statistica visto che era soltanto il 12% del campione arrivano facilmente a 300” – ha aggiunto. La tavola rotonda ha visto la partecipazione del pediatra, figura chiave e di congiunzione con le famiglie e Romano ha sottolineato l’importanza della formazione sui nuovi studenti di medicina ma anche la creazione di una rete di professionisti. Aspetto importante per Romano è quello sociale: “la formazione – ha detto -si fa nelle zone dove maggiormente emerge questo fenomeno, sicuramente si fa con un sostegno alla famiglia, si fa con interventi per i bambini e per le famiglie disagiate e nelle zone degradate”.  Secondo la legge 184/83 tutti i Pubblici Ufficiali e gli operatori incaricati di Pubblico Servizio, sono tenuti a segnalare all’Autorità giudiziaria minorile le situazioni di pregiudizio, di disagio e di abbandono morale o materiale a carico dei minori. Assumono la qualifica di pubblici ufficiali: gli assistenti sociali, i medici, gli insegnati, gli psicologici, i quali, nel caso di ritardo od omissione di segnalazione o di denuncia all’autorità giudiziaria, si renderebbero responsabili, dei reati di “omissione di denuncia”. Ma in una logica di tutela del minore bisognerebbe andare oltre la denuncia, bisognerebbe attivare sin da subito tutte le misure atte alla protezione del bambino, già dalla presa in carico dai Servizi Sociale, spesso ciò non avviene, sia perché l’intervento degli assistenti sociali avviene dopo molto tempo dalla segnalazione, causato di assistenti sociali che non riescono a fronteggiare le segnalazioni ed il lavoro quotidiano, sia perché i comuni spesso non hanno la possibilità economica di collocare al di fuori della famiglia dove avvengono gli episodi di maltrattamento e abuso, i bambini. Per cui il fenomeno si scontra con la mancanza di personale e di servizi, questo non fa nascere attorno al minore vittima una rete di persone familiari e professionali ma anche di servizi atti a supportarlo e ad aiutarlo a rielaborare quanto subito per creare un adulto più sereno e meno problematico.

(Articolo pubblicato su “ildenaro.it”)

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Abusi sui minori, guardate ed ascoltate i vostri figli

untitledPeriferia di Napoli: Caivano è lì che nel 2014, tra i palazzoni, lo sporco, il degrado, le difficoltà di una vita che già da bambini diventa difficile, che la piccola Fortuna, dopo diversi abusi ha trovato la morte. Ad abusare di lei per poi ucciderla il suo vicino di casa, che oggi, grazie alla testimonianza e alla voglia di giustizia, di verità, alla voglia di liberarsi di un peso troppo grande per un bambino, è stato incastrato dal racconto dei bambini.

Il caso della piccola Fortuna, riporta alla ribalta un tema tanto scabroso quanto difficile: la violenza e l’abuso sui minori. Un tema pesante e complesso e ve lo dice una che si è laureata con una tesi in “Maltrattamento e abuso sui minori, l’intervento dei servizi sociali”. Un tema che richiama a sé come in un vortice dantesco tante altre tematiche, che vorrei sviluppare con voi: la mancanza di rispetto, il non guardare al dolore dei piccoli, l’omertà degli adulti, il non accorgersi che il proprio piccolo ha subito una violenza.

Ma andiamo con ordine… l’orco che abusa di un bambino è a mio avviso un egoista, ma anche una persona disturbata, che ha bisogno di aiuto, ma deve necessariamente scontare una pena, che sia d’esempio ed esemplare, che non servirà a cancellare il dolore e la ferita permanente che questi piccoli hanno, ma servirà ad alleviare le loro sofferenze, a mostrare una Giustizia. Anche Papa Francesco, ha condannato fermamente questi atteggiamenti, invitando a punire questi comportamenti.

L’omertà degli adulti è altrettanto un crimine, a mio avviso, sapere, vedere ma far finta di niente, convincersi che non sia così, è un doppio crimine. Non esiste amore o scuse. Chi sa e tace, sbaglia e danneggia ulteriormente il bambino. Chi sa deve denunciare, urlare il crimine commesso e tutelare il piccolo, sempre. Nel caso di Caivano, i bambini che hanno permesso di incastrare dopo qualche anno l’orco hanno dimostrato come il muro di omertà si possa sconfiggere.

Dimentichiamo e dimenticate che la pedofilia, i casi di abuso che esso sia fisico, psicologico  o sessuale, abbia origine solo ed esclusivamente in un contesto di povertà e di degrado, quello di Caivano è solo un caso. La pedofilia risiede, ce lo insegna anche la cronaca, persino tra i sacerdoti, esiste anche in quei contesti dove vivono i professionisti, le famiglie “perbene” ed è proprio lì che spesso si tace, si nasconde il tutto e si continua per anni nel totale silenzio ed indifferenza, che permettetemi di dire fa ancor più schifo e rabbrividisce.

Non è sempre facile capire se un bambino ha subito abusi, come nel caso di Fortuna, dove il papà non aveva avuto alcun sentore. Ma alcuni comportamenti, possono metterci in guardia. Certo, non forniscono da subito prove certe, ma possono fornire i primi input, quelli che in gergo tecnico vengono chiamati “indicatori”: guardate i disegni dei vostri bambini, notate se le figure sono più grandi del solito, se emergono con continuità e ripetizione parti intime o parti del disegno più grandi rispetto al normale. Notate, se tendono a riportare con frequenza la stessa persona.

Non solo disegni… a volte i bambini non conoscono le parole giuste o hanno difficoltà ad esprimere quello che hanno vissuto, ma è un vissuto doloroso e spesso l’indicatore cardine è il suo cambiamento di comportamento, talvolta la difficoltà a dormire, un rapporto contrastante col cibo. Attenzione ai cambiamenti d’umore: sbalzi repentini, attenzione all’isolamento a scuola e tra gli amici. Ponete attenzione alla loro aggressività e a sbalzi tra comportamenti aggressivi a comportamenti docili e buoni.

Ascoltateli, anche se sono confusi, se mescolano discorsi: fate attenzione alle parole, al tono, a cosa dicono, a perché lo dicono. Non incalzateli di domande e di perché, ma ascoltateli e poi ritornate anche attraverso il gioco all’argomento.

Fate attenzione alla sua concentrazione a scuola, ad eventuali atteggiamenti seduttivi verso gli adulti. Guardate il loro corpo, la violenza fisica lascia segni. Nessuno di questi comportamenti indica con certezza che il bambino ha subito abusi. Altri disagi possono originare comportamenti simili che vanno sempre condivisi con uno specialista.

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