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“L’uomo nero” fa paura. Cresce in Italia l’insofferenza per lo straniero

untitledBambini stranieri esclusi dalla mensa scolastica e dallo scuolabus, frutto di nuovi adempimenti burocratici introdotti dalla sindaca di Lodi, Sara Casanova, ora al vaglio del Tribunale per incostituzionalità. In un men che si dica la macchina della solidarietà si è messa in moto contro la fredda burocrazia, raccogliendo 60 mila euro in pochi giorni, consentendo ai bambini stranieri obbligati dal provvedimento a non potersi sedere a mensa con i compagni italiani, di potersi integrare anche durante il pasto ai loro compagni di scuola. Il paese è il subbuglio, scenderà in piazza, perché nonostante le rassicurazioni dei due vicepremier, il provvedimento non è stato ancora ritirato. Il provvedimento, richiede alle famiglie extracomunitarie un documento reddituale rilasciato dal loro paese d’origine, una sorta di dichiarazione dei redditi rilasciato dallo Stato di provenienza. Qualora si è impossibilitati al recupero in Patria, i genitori dei piccoli saranno costretti a pagare la mensa in fascia massima altrimenti per il pranzo dovranno riportare i figli a casa o optare per il pasto a sacco che i piccoli consumeranno in un’altra aula, lontano dai loro compagni. Per ottenere il contributo regionale sull’acquisto dei testi scolastici in Veneto, i cittadini non comunitari devono presentare, oltre alla certificazione Isee, un certificato sul possesso di immobili o percezione di redditi all’estero rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza. E’ quanto riportato sulle “istruzioni per il richiedente” pubblicato sul sito della Regione. I certificati dovranno essere presentati entro questa settimana. Non una norma anti immigrati, ci tengono a sottolineare dalla regione Veneto, che precisa di applicare solo la legislazione nazionale in materia di erogazioni e contribuiti e chiede ai comuni di rispettarla. A Firenze, una circolare diramata della Prefettura dispone il rientro dei profughi nei centri di accoglienza entro le venti e l’apertura dei pacchi postali destinati agli ospiti immigrati alla presenza degli operatori. Insorgono le opposizioni, sui social spopola l’indignazione, ma nel frattempo cresce un clima di insofferenza verso lo straniero: dalle politiche più restrittive sino all’atteggiamento repressivo degli italiani. Secondo i più recenti rapporti dell’ Ecri (European Commission Against Racism and Intollerance), in tutta Europa aumentano gli episodi di razzismo. Ma cosa c’è alla base di questo risveglio di paura, odio e risentimento contro gli immigrati che arrivano nel nostro Paese? E’ solo insostenibilità dei bilanci economici e del welfare? Per rispondere alle domande si può ipotizzare che tale stato d’animo nasca da un difficile rapporto, di alcune fasce della popolazione, con l’alterità, e la crescente capacità di presa di discorsi pubblici che apparentemente riconoscono le differenze, ma che in realtà finiscono per gerarchizzarle e radicalizzarle. Si tratta di una nuova forma di razzismo che non ha più come bersaglio una “razza biologica connotata” ma le differenze in quanto tali e il diritto ad esercitarle nello stesso panorama sociale. L’immigrazione, in quanto generatrice di differenze, è diventata così il fulcro del discorso razzista del nostro tempo. Su tutto continua a pesare, probabilmente, l’incompleta elaborazione del passato recente dell’Italia ovvero delle esperienze coloniali, delle leggi razziali e della collaborazione col nazionalsocialismo. Pesa anche la distorsione con cui si parla oggi di immigrazione, ormai diventata un fatto prevalentemente mediatico. L’immigrato diventa così un facile bersaglio perché appartenente ad un’altra cultura, proviene da un’altra nazione, è portatore di una condizione economica povera, arriva da aree del mondo lontane e svantaggiate, è percepito come un “pericolo”, un “concorrente” anche quando lavora e svolge lavori dequalificati. Eppure in un passato non poco lontano anche gli italiani sono stati immigrati, forse la “colpa” dello straniero è quella di ricordare un passato che a lui accomuna e che si preferisce rimuovere perché costringerebbe a mettersi in discussione. Il percorso dell’Italia multiculturale non è facile ma è indispensabile iniziare a costruirlo rielaborando questi aspetti dell’immaginario collettivo e sostenendo una coraggiosa idea di convivenza civile che dovrà attuarsi in una società sempre più differenziata. L’immigrazione è un’opportunità, non è solo un problema. Ma va gestita. C’è da chiedersi se è più facile pianificare gli ingressi così da poter negoziare con l’Europa o è più facile rendersi insofferenti e individuare misure che rendano difficile l’integrazione e la pacifica convivenza in una società multiculturale. Che il tempo, ci dia una risposta.

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

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Decreto sicurezza, le proposte di Salvini e le sfide delle Ong e dei contrari

untitled 2Ha incassato il voto all’unanimità il decreto che porta la firma del vicepremier Matteo Salvini, che ha visto il “suo” decreto approvato, introducendo importanti novità in tema di sicurezza, immigrazione, gestione dei beni confiscati alla mafia e protezione internazionale. Ora il decreto passerà al vaglio del Quirinale per il parere del Presidente della Repubblica che se lo firmerà diventerà atto avente forza di legge, che avrà bisogno di essere ratificato entro sessanta giorni da entrambe le aule parlamentari, altrimenti il suo valore sarà nullo. “Disposizioni urgenti –titola l’atto- in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’Interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.” La dicitura serve a giustificare l’atto che è stato direttamente emanato dal Governo in quanto atto urgente avente forza di legge senza passare per il Parlamento. Quello cui punta la nuova legge è ridurre il numero di concessioni del diritto d’asilo eliminando il permesso di soggiorno per motivi umanitari, introducendo una tipizzazione dei casi di tutela complementare, con precisi requisiti per i soggetti interessati. La protezione umanitaria viene sostituita da “sei permessi speciali”: vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità nel Paese d’origine, cure mediche e atti di particolare valore civile. Inoltre, il decreto, propone la revoca del diritto d’asilo per chi delinque, la revoca dalla cittadinanza per chi viene condannato per terrorismo e il raddoppiamento del periodo in cui è possibile che un immigrato possa essere tenuto nei centri per il rimpatrio (CPR) in modo da poter contrastare la clandestinità evitando la dispersione di irregolari sul territorio nazionale. Si parla poi dei casi specifici in cui il permesso di soggiorno e la cittadinanza possono essere revocati e gli stranieri espulsi. La protezione internazionale viene negata o sospesa dopo una condanna in primo grado per i reati di violenza sessuale, lesioni gravi e rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato e traffico di droga. Previsti provvedimenti analoghi anche in caso di pericolosità sociale seppure l’immigrato non sia ancora stato condannato. Per chi subisce una condanna in via definitiva per reati di terrorismo è prevista la revoca della cittadinanza acquisita e l’espulsione immediata. In tema di rimpatri, almeno sulla carta, cambia tutto. Nei centri di permanenza per il rimpatrio gli stranieri potranno ora stare fino a 180 giorni, prima era di 90 giorni, affinché in quel periodo di tempo, possa essere organizzata l’effettiva esecuzione della misura ed è prevista la costruzione di nuovi centri, gli attuali possono ospitare sino ad un massimo di quattrocento persone. Prima del decreto al trascorrere dei novanta giorni, se il migrante non era ancora stato rimpatriato non poteva essere più tenuto nel centro e, seppur privo di permesso di soggiorno, veniva lasciato andare. Il decreto prevede la riduzione dei progetti di inclusione sociale e integrazione. Solo i titolari di protezione internazionale ed i minori stranieri non accompagnati hanno diritto a seguire i progetti di integrazione ed inclusione sociale previsti dal sistema. Inoltre, i richiedenti asilo, potranno essere accolti solo nei “Centri di accoglienza secondaria” e nei “Centri di accoglienza per richiedenti asilo”. Oltre al pacchetto immigrazione il decreto introduce novità in fatto di sicurezza urbana. Il cosiddetto braccialetto elettronico potrebbe essere introdotto per reati quali stalking e maltrattamenti; i vigili urbani delle grandi città verranno dotati di taser, pistola elettronica in vi di sperimentazione in queste settimane, il Daspo, sarà esteso anche a chi è indiziato per reati di terrorismo. Il Daspo diventerà anche urbano col divieto di avvicinarsi ad ospedali, scuole, aree dove si svolgono mercati o fiere per tutti gli indiziati di terrorismo. Chiude il pacchetto l’idea di inasprire le pene per chi occupa abusivamente gli immobili e nuove norme che permettono il miglioramento della gestione dei beni confiscati alla mafia. Contrastato, discusso e “inequilibrato” per molti, che ritengano che il decreto sicurezza avrà effetti opposti a quelli che vorrebbe ottenere sulla carta. Scettici anche i sindaci che temono un abbandono delle periferie e una totale mancanza sul territorio di progetti d’inclusione. In disaccordo anche “medici senza frontiere” che parla di un decreto orientato a smantellare ulteriormente il sistema di accoglienza italiano, già fragile e precario, a prolungare la detenzione amministrativa di persone che non hanno commesso alcun crimine, e a ridurre le protezioni attualmente disponibili per persone vulnerabili. “Un ulteriore passo nelle politiche migratorie repressive del governo italiano, volte a un indiscriminato arresto dei flussi e alla criminalizzazione della migrazione, in mare e in terra, e senza alcun interesse per la vita, la salute e la dignità di migliaia di uomini, donne e bambini” – ha dichiarato il capomissione MSF in Italia. Sembra proprio che lasci discutere molto questo nuovo decreto che in realtà abbandona il lato umano e solidale, tratto caratteristico dell’Italia. Il problema immigrazione và affrontato e con i paesi dell’Unione Europea, perché si tratta di vite umane che necessitano di protezione ed assistenza, non di repressione, che è giusta nel momento in cui c’è da punire la commissione di un reato. C’è da chiedersi se un decreto che rivede la sicurezza e le misure di integrazione riesca a gestire e ad operare in un’altra ottica l’immigrazione. A posteri ardua sentenza.

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

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