Archivi tag: #depressione

Maternity blues, quella sensazione di malessere che colpisce le neo mamme dopo il parto

untitledSenso di inadeguatezza, sensazione che la vita ti sfugga dalle mani, incapacità di organizzare il proprio tempo e il proprio spazio come prima dell’arrivo del bambino. Un mondo sommerso ed intimo, fatto di paure, angosce, mascherate dal sorriso e dalla felicità dell’arrivo di una nuova vita, ma non sempre la maternità è gioia. All’indomani del parto molte mamme provano sensazioni contrastanti e sconosciute per un momento così idilliaco e atteso. Il più delle volte dopo poche settimane questa sorta di ansia mista a depressione scompare da sola, ma talvolta resta e si può trasformare in depressione post partum, che tanto male fa alle mamme quanto ai bambini. Quello che le donne non dicono sulla maternità è un viaggio confidenziale che viaggia sui social spesso accompagnato dall’hastag “bastatacere”, madri che sfatano i tabù sulla gravidanza, denunciando mortificazioni subite durante i nove mesi o durante il parto. Racconti di coraggio e di verità che aiutano a salvare vite. Per anni il pensiero comune ed imposto parlava di dolore, di allattamento “solo” al seno e di paura a pronunciare la sola frase “depressione post partum”. Trattato poco e male. Molte neo mamme si sono sentite dire: “l’hanno fatto tutte”, “tutte abbiamo partorito con dolore. Tu perché richiedi l’epidurale?”, “allatta perché è un diritto, è un dovere di ogni madre. Fa bene al bambino e a te perché lo senti vicino”. Poco importa se il tuo corpo segnala un allarme, se la tua mente si sente stranamente stanca, sotto pressione, infondo le altre mamme sono felici, serene, in perfetta forma. La maternità è prima di tutto portatrice di vita e poi di esperienze soggettive. Le donne hanno bisogno di parlare, di raccontare e di raccontarsi anche nel post parto, del dolore, della stanchezza provata, non è sinonimo di debolezza o di “cattiva madre” ma è sinonimo di forza, perché raccontandosi e lasciandosi supportare si riesce a superare il terrore provato o che si prova, superando le ferite più intime. Le neo mamme in difficoltà non vanno sottovalutate e derise. Le madri vanno ascoltate. Ciò che fanno è un miracolo di cristallo. Delicatissimo. Come tale va trattato. Eppure ancora troppo spesso le mamme sono lasciate sole con le paure più intime, con le incertezze, con le difficoltà, con il buio psicologico. Una neo mamma su dieci in Italia soffre di depressione post partum nei primi tre mesi dalla nascita del figlio. A volte il dato sfiora il 15%. Una percentuale che si traduce tra le 50 e le 100mila donne ogni anno. Meno del 50% di chi è colpita da questo disturbo chiede aiuto e sostegno. Per tutelare il benessere psicofisico della mamma, della coppia e del bimbo nel periodo che va dalla gravidanza fino ai primi due anni di vita dei piccoli, Onda, Osservatorio nazionale per la salute della donna e di genere, ripropone la sua campagna “Un sorriso per le mamme”. Il fenomeno della depressione perinatale, che colpisce circa 90mila donne. Il 13% sperimenta già un disturbo dell’umore durante le prime settimane dopo il parto, un dato che sale al 14,5% nei primi tre mesi postnatali con episodi depressivi maggiori o minori ed al 20% nel primo anno dopo il parto. Si tratta di stime molto approssimative, dal momento che i sintomi sono frequentemente sottovalutati sia dalle pazienti sia dai clinici e che solo in circa la metà dei casi viene riconosciuto il disturbo e fornita la risposta adeguata. Un aiuto online. Attraverso il sito internet (www.depressionepostpartum.it) le future madri e le neomamme avranno la possibilità di cercare i nominativi e le attività dei centri di supporto per la depressione perinatale. Potranno infatti usufruire del servizio “L’esperto risponde” che permette di chiedere supporto a uno specialista. La depressione post partum è un problema di salute pubblica di notevole importanza, ma spesso sminuita o sottovalutata dalle donne, dalle famiglie e dalla società. Cerchiamo di conoscere gli aspetti psicologici ed il modo di approccio alla depressione post partum con la psicologa Verdiana Abitudine.

Dottoressa, la maternità dovrebbe essere il momento più idilliaco per una donna, eppure, spesso, è accompagnata dalla depressione post partum, cosa accade e cos’è la DPP?

Quando parliamo di depressione post partum indichiamo un disturbo a carico della sfera emotiva della puerpera, che si sviluppa entro 6 settimane dal parto per poi persistere nella peggiore delle ipotesi anche fino ad un anno e colpisce quasi il 15% della popolazione femminile anche se si tratta di un disturbo sotto diagnosticato. È pensiero comune che l’esperienza della maternità sia un evento così felice da essere immune da stati d’animo negativi, ma non è così. Voglio precisare che i disturbi cui può andare incontro una donna a seguito del parto possono essere tanti e di varia intensità, come un semplice stato melanconico dovuto ad uno squilibrio ormonale, che va incontro a spontanea remissione entro la prima settimana dal parto (maternity blues), oppure una vera e propria psicosi puerperale con problematiche più gravi che si spingono fino a dispercezioni e disturbi del pensiero. La DPP si colloca, in termini di gravità, a metà tra questi due poli per cui non va sottovalutata e va assolutamente trattata, poiché è a rischio cronicizzazione. La DPP è caratterizzata da tutti i sintomi tipici della normale depressione, quindi umore persistentemente triste con frequenti pianti e tendenze autocritiche, faticabilità e mancanza di energia, perdita di interesse per tutte le attività, disturbi del sonno e dell’alimentazione oltre che una vera e propria difficoltà di accudimento del neonato.

 

Perché alcune donne sono più soggette di altre a tale disturbo?

Il motivo per cui la DPP colpisce alcune donne piuttosto che altre esclude una più elementare ipotesi di squilibri ormonali a favore di altre più complesse che riguardano la vita passata della neo mamma, in primis il suo rapporto con la figura materna. È importante, infatti, che la donna durante il cambiamento dell’identità da figlia a madre non riattualizzi delle dinamiche relazionali del passato conflittuali e tumultuose con la sua stessa madre, bensì abbia un ricordo ed un vissuto felice e armonioso da riproporre poi nel rapporto col suo stesso bambino. Inoltre , La donna vive una relazione gestazionale con il bambino considerato parte di se stessa ma al momento del parto è costretta a separarsene, per cui anche questa “perdita” può innescare delle risposte depressive quasi come se stesse elaborando un lutto. Da non trascurare la componente socio-relazionale ossia la vicinanza degli affetti, primo fra tutti il partner, gli amici, la famiglia e l’inevitabile sostegno delle strutture ospitanti. Potremmo indicare un’ipotesi biologica per la diminuzione di noradrenalina e serotonina, neurotrasmettitori implicati nella regolazione delle interazioni e delle attività come lavarsi, dormire ecc. Altre concause possono essere di natura personale come il proprio livello di autostima, di natura economica o genetica come una certa familiarità nell’ambito dei disturbi psichiatrici. Dunque, da come si intuisce, le cause possono essere molteplici e soltanto al momento della valutazione psicologica della donna sarà possibile stabilire con certezza quella scatenante ed intervenire.

 

In passato non si soffriva di depressione post partum? Il problema di tutti i mali che affliggono la nostra società oggi non è quello di essere piombati all’improvviso nelle nostre vite bensì quello di aver assunto nel tempo dei tratti sempre più marcati ed intensi; è biologicamente prevedibile che una donna sperimenti un’alterazione del proprio umore dopo il parto, per cui anche nell’antichità le donne ne erano soggette ma sicuramente oggi tale alterazione è più rumorosa poiché la donna, sempre più emancipata a livello sociale, diventa sempre più vulnerabile a livello psicologico, ragion per cui fronteggia difficoltà aggiuntive a quella del semplice accudimento del bambino. La donna di oggi non ha l’esclusivo compito di procreare e allevare i figli. La donna di Oggi è una donna in carriera, combattuta dal desiderio di coronare la propria femminilità e dalla paura di perdere il lavoro durante la maternità; la donna di oggi convive con lo stress di procurarsi i mezzi necessari per crescere i propri figli poiché le precarie condizioni economiche fungono da ostacolo ; insomma sono aumentati gli agenti stressanti divenendo fertilizzanti di un eventuale malessere post partum.

 

Come si può aiutare una donna in depressione post partum e quali sono i consigli per ridurre DPP?

Il mio consiglio non è volto mai alla cura del sintomo quanto più alla sua prevenzione. Una donna che vive in un contesto di vita stressante e insoddisfacente deve, per il suo benessere personale in primis, imparare ad utilizzare al meglio le proprie risorse così da evitare eventuali declini in situazioni come il parto .come prevenzione risultano molto utili programmi di accoglienza delle future mamme per l’intera durata della gravidanza, dove la donna ha modo di esprimere ed elaborare le sue preoccupazioni e i suoi problemi. In caso invece di DPP conclamata, Il percorso più adeguato per una neo mamma è quello psicoterapeutico, a causa dell’impossibilità dell’assunzione di farmaci antidepressivi, che risulterebbero nocivi per il bambino in fase di allattamento. D’aiuto possono essere anche lo sport e i contatti sociali in modo da ridurre l’isolamento.

  Scritto in collaborazione con la psicologa dottoressa Verdiana Abitudine

(Pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

 

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , ,

August blue, la depressione di metà estate

untitled 2Tutti felici, pronti alle ultime ore di lavoro, tutti a chiederci: “quando vai in ferie tu?”, “dove andrai in vacanza?” Intorno a noi città semi vuote, negozi pronti ad affiggere il cartello “chiusi per ferie”, in molti sono già abbronzati e coperti da abiti leggeri e colorati. Ad Agosto e nel cuore dell’estate sembra che l’unica cosa a non essere concessa è essere tristi. Eppure nonostante il sole, le belle giornate, l’odore del mare e le vacanze che si respira nell’aria per molte persone, con il passare dei giorni di agosto, qualcuno avverte un’angoscia crescente e un’ansia che in alcuni casi più conclamati può persino trasformarsi in depressione. Una sindrome estiva, ribattezzata “August Blue” dallo psichiatra Stephen Ferrando, direttore di psichiatria al Westchester Medical Center che ha paragonata questa particolare forma di disordine affettivo al “Blue Monday”, la sensazione di disagio ed angoscia che si percepisce la domenica sera. Addirittura, secondo un algoritmo calcolato, esisterebbero il Blue del Blue, ovvero, il terzo lunedì di Gennaio. Quello che succede ad Agosto, ha spiegato uno studio pubblicato dal New York Magazine, è simile a ciò che accade la domenica sera, ma in scala maggiore. Una tipologia di depressione che si colloca con il disordine affettivo stagionale, cioè quel disturbo dell’umore che colpisce alcune persone col cambio di stagione. Agosto infatti è il “mese di mezzo”: da un lato la vacanza desiderata, frutto di mesi di lavoro e di stress; dall’altro è anche il punto a capo nei confronti dell’anno che da lì a poco va a ricominciare. Secondo alcuni studiosi, per molti il vero Capodanno non è il primo gennaio, ma il primo settembre, quando si rientra  lavoro, riaprono le scuole e si ricomincia: una routine dalla quale si vorrebbe fuggire nei mesi successivi. L’August Blue, però non è solo una generica sindrome di malcontento, ma un’autentica patologia. I sintomi, secondo anche il dottor Ferrando, sarebbero angoscia e panico persistenti, per almeno due settimane, con prospettive confuse sul futuro e instabilità emotiva al solo pensiero dell’arrivo dell’autunno. August Blue, sembrerebbe essere, una nota amare e scura nei giorni di vacanza, momenti preziosi da trascorrere in solitudine, in famiglia o con amici, che rischia di rovinare momenti che potrebbero essere belli. I rimedi però ci sono. Per non incappa cere nel “Blue August”, la prima regola è quella di cercare di allentare la tensione, cercando soprattutto di disintossicarsi dai social, fonte primaria di stress. Il continuo condividere dove si è, cosa si fa, ci mette in competizione con gli altri. E’ importante concedersi una pausa detox permettendosi di concentrarsi su se stessi, senza sentirsi in dovere di dimostrare nulla a nessuno. Divertirsi per se stessi non per gli altri. Allentare i ritmi e magari assaporare anche un po’ di noia aiuta invece a rigenerarsi e a godersi maggiormente il mese di Agosto e in genere i giorni dedicati al riposo e al relax. Al rientro, l’ideale, sarebbe cercare di rimandare questa sindrome da rientro a ferie finite con la consapevolezza che tutte le paure e le angosce si smaltiranno da sole con il tempo, quando le tessere della routine andranno al loro posto e un giorno dopo l’altro si tornerà a ripercorrere la strada verso un’altra estate.
Insomma, qualunque siano le vostre vacanze: in città, al mare, in compagnia o semplicemente da soli, che siano giorni o poche ore, fatene tesoro, lasciate il cellulare e la corsa allo scatto social, dedicatevi alla sana noia, al mondo intorno, alla natura, a voi stessi, agli affetti e perché no, al divertimento. Lasciate paure ed angosce che solitamente affliggono.

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

Contrassegnato da tag , , , , , , , ,