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Gaming disorder, adolescenti in dipendenza da Internet e videogiochi. Quando staccare la spina?

untitled 2La sfida al videogame diventa insistente, la smania di giocare prende il sopravvento su altri interessi e sulle attività quotidiane, l’attività ludica diventa persistente, una priorità su tutto il resto. E così la sfida a videogame diventa di troppo. Un problema crescente e che coinvolge molti adolescenti per cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha coniato il termine “gamingdisorder” e ha inserito la dipendenza da videogames nell’aggiornamento dell’International Classification of Diseases (ICD), l’elenco ufficiale delle malattie. Ma non generalizziamo o demoralizziamo, certo è che come recita un noto proverbio “il troppo storpia”. Questo non significa che chiunque giochi svilupperà dipendenza: il disturbo come fa notare l’Oms, interessa solo una piccola parte degli appassionati di videogiochi, seppur non và sottovaluto il fatto che giocare senza freni possa portare alla dipendenza patologica, che spesso rappresenta il lato oscuro del piacere. Così alla lunga il piacere di una vittoria rischia di trasformarsi in ossessione tanto da perderne il controllo, sino a non riuscire a staccare la spina o il wifi. Occhio al tempo di connessione. Secondo uno studio condotto su un campione di adolescenti è emerso che l’8% di loro trascorre in rete più di sei ore al giorno e oltre il 22% degli studenti interpellati presenta un rapporto disfunzionale con il web. Insomma, per oltre un adolescente su cinque l’uso di Internet rischia di rivelarsi problematico. Interviste e test specifici condotti su molti adolescenti dimostrano l’impatto dell’uso di Internet sulla quotidianità: scuola, rapporti con i familiari, relazioni interpersonali, durata e qualità del sonno. Ma anche una sensazione di disagio che i giovani provano quando non possono accedere al web come e quando vorrebbero, in alcuni di loro scatta una vera e propria aggressività. Segnali di una dipendenza che genera ripercussioni significative sul benessere psicofisico. Secondo gli esperti, tra i giovani italiani, si è abbassata l’età del primo contatto con le sostanze d’abuso, di comportamenti quali il bine drinking e la drunkoressia, il sottoporsi cioè a restrizione alimentare prima di consumare alcoli, sia per limitare l’introito calorico ed evitare di prendere peso, sia per potenziale gli effetti euforizzanti e disinibenti dell’alcol, nonché dell’uso problematico di Internet e del gioco prevalentemente online. L’adolescenza, fase critica dello sviluppo, è anche un’età caratterizzata anche da una fragilità neurobiologica che può favorire una maggiore propensione al rischio e una maggiore vulnerabilità nei confronti delle dipendenze. L’adolescente è più vulnerabile allo sviluppo di alcuni disturbi da dipendenza perché il suo cervello è in fase di trasformazione – ci sono cioè circuiti che si devono ancora pienamente modellare e strutturare – e la non completa maturazione di alcune vie nervose – come per esempio le zone frontali che sono fondamentali per l’attenzione, il giudizio, la decisione, il controllo degli impulsi immediati; lo inducono a correre rischi maggiori e ad avere meno il controllo della situazione.La tendenza ad agire rapidamente e impulsivamente è uno dei fattori che alimenta la vulnerabilità degli adolescenti e in loro comportamenti ripetitivi e disfunzionali, anche se è possibile ipotizzare che le dipendenze comportamentali siano espressione di una fragilità psicopatologica soggiacente, piuttosto che sintomi di eccessivo coinvolgimento in attività disadattive di per sé. Attenzione ai campanelli d’allarme al tempo di connessione, il tempo trascorso in rete sui dispositivi vari per affrontare l’ennesima sfida; altro segnale d’allarme è dato dallo sviluppo di comportamenti insoliti, come maggiore irritabilità, discontrollo degli impulsi, peggioramento del rendimento scolastico; infine, attenzione anche all’isolamento e all’apatia: possono essere indicativi di un uso disfunzionale della rete e di un abuso dei videogiochi, che diventano l’unica attività degna di nota per la quale vengono trascurate le altre attività fondamentali per una crescita sana, le relazioni amicali, la scuola e lo sport. I consigli per un genitore sono anzitutto una maggiore presenza, cercando di prestare attenzione, manifestando interesse per quelle che sono le attività quotidiane, le relazioni ed il rendimento scolastico. Ma non solo osservatori passivi, è importante il dialogo ed il confronto con l’adolescente, mettendolo in guardia dai rischi che si annidano nell’uso smoderato dei videogiochi. Fondamentale porre delle regole chiare: non serve a nulla proibire, alimenterà ancor di più la sua voglia di gioco, piuttosto è bene fornirgli dei limiti giornalieri o settimanali, coinvolgendoli in attività alternative e di svago nelle restanti ore. Il gioco è giusto ed accettabile nel tempo libero ma nelle giuste dosi, non deve impegnare l’intera giornata. Ovviamente, di fronte ad un uso incontrollato ed ingestibile anche da parte dello stesso adolescente è bene rivolgersi ad un medico per essere indirizzati ad un centro specializzato per il trattamento delle dipendenze, per avviare un percorso di sostegno per uscire dal ghetto della dipendenza.

(Articolo pubblicato sul mio blog “Pagine Sociali” per ildenaro.it)

 

 

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Febbre da gioco. Adolescenti sempre più a rischio dipendenza

untitled 2Il gioco d’azzardo strega gli italiani. Business record da 95 miliardi di euro. GrattaeVinci, slot machine e videopoker: nel 2016 il giro d’affari è cresciuto del 7%. Un milione i ludopatici: da curare. In mezzo c’è un’area grigia di chi trascorre ore nei bar, nelle tabaccherie, tra slot, gratta e vinci e lotto istantaneo. Due milioni e mezzo di giocatori che, pur non compulsivi, investono cifre consistenti di denaro nella speranza del colpo di fortuna che possa cambiare la loro vita.  E’ di 95 miliardi di euro l’anno il giro d’affari del gioco d’azzardo legale, una delle prime industrie del paese che garantisce migliaia di posti di lavoro. Una “febbre” che ha  creato anche un’emergenza da gioco patologico per la prima volta inserita dallo Stato tra le nuove dipendenze. 7 mila le persone in cura ufficialmente in Italia, numerosi gli ambulatori che continuano ad aprire su e giù per il Paese. Tra loro un adolescente su due.  In un presente più instabile e nella ricerca di un futuro migliore, sempre più spesso i ragazzini finiscono per credere che per risolvere i problemi la classica botta di fortuna sia più valida ed efficace dell’impegno, dello studio e della fatica. Secondo una recente ricerca condotta dalla Caritas di Roma e presentata all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, a 580.000 milioni è stata diagnosticata la dipendenza da gioco, una forma di dipendenza non meno pericolosa di quella da alcol e droghe. Una dipendenza silenziosa, difficile da notare in famiglia. I ragazzi, complici della tecnologia scommettono online, puntando denaro sullo sport, ma giocano anche a poker, slot machine o ruolette. L’assenza di autocontrollo fa crescere l’aspirale della dipendenza e così le scommesse vanno a rialzo e spesso è qualcosa di innato che parte già in famiglia, quando i genitori sfidano i figli con frasi: “scommetto che non riesci a finire quello che hai nel piatto”, oppure “scommetto che non hai sistemato ancora la tua camera”. Input che possono trasformarsi in un boomerang portando il ragazzo a ritenere la “scommessa” un qualcosa di normale e fonte di stimolo. Bisogna aiutare i ragazzi al personale autocontrollo, è uno dei primi elementi per evitare il tipo di dipendenza. L’autocontrollo nei ragazzini è un tratto caratteriale che di solito è scarsamente presente in quanto per crescere hanno bisogno di sfidare i propri limiti giocando sempre al rialzo. Da quanto si legge nel rapporto Caritas ci sono tre grandi categorie di fattori che predispongono alla dipendenza intrecciandosi tra loro: aspetti biologici di tipo neurofisiologico, socio ambientali relativi al contesto in cui si vive e si cresce, e quelli psicologici, che comprendono una propensione verso certi tratti di personalità. Da un punto di vista biologico, nei giocatori d’azzardo i circuiti celebrali guidano il comportamento e subiscono una sorta di “inganno”, iniziando a rispondere come se l’azione del gioco fosse necessaria alla sopravvivenza. L’aspetto psicologico innesca la scarsa capacità di autocontrollo, che poi si fondono col contesto socio-economico in cui i giovanissimi vivono: da eventi stressanti a familiarità con le dipendenze. Per aiutare i ragazzi che finiscono incastrati nel tunnel del gioco è fondamentale riconoscere i sintomi della dipendenza, si legge nel rapporto Caritas che vi sono quattro elementi che sono ricorrenti negli addicted da gioco: il craving, ovvero il desiderio improvviso e incontrollabile di giocare, l’astinenza, caratterizzata da nervosismo, atteggiamenti violenti e dalla necessità fisica di giocare, poi c’è l’assuefazione ed il gambling, cioè la tendenza a sovrastimare la propria abilità di calcolo delle probabilità e a sottostimare l’esborso economico che porterà ad una vincita. L’aspetto economico non è secondario per capire a cosa possa condurre la dipendenza da gioco nei minori. I ragazzi, infatti, non guadagnando denaro proprio e nelle fasi più acute, finiscono per sottrarre soldi ai genitori. Identificati i campanelli d’allarme e riconosciuta la presenza di un problema è importante che la famiglia chieda aiuto agli specialisti. Tra le terapie più efficaci vengono raccomandati i gruppi di auto aiuto che prevedono un percorso specifico per il superamento del problema. Molto utili sono anche i gruppi terapeutici per giocatori d’azzardo compulsivi, condotti da psicoterapeuti formati e che coinvolgono l’intera famiglia: importante è il dialogo e la collaborazione tra l’adolescente, il terapeuta e la sua famiglia. Bisogna ricordare, infine, che sviluppare una dipendenza è il sintomo di un problema, non il suo esito. Per risolvere una patologia, sottolineano gli esperti, bisogna capire qual è il vantaggio secondario che si cela dietro questo comportamento in maniera tale da evitare di sostituire dipendenza a dipendenza e garantire la correzione del comportamento disfunzionale nel ragazzo.
La febbre da gioco d’azzardo, dunque, è una malattia della nostra società, il governo giallo-verde, sembrerebbe voler mettere mano alla crescente foga del gioco, infatti, il decreto dignità, interviene sulla ludopatia, ponendosi un obiettivo importante: contrastare il grave fenomeno del gioco d’azzardo compulsivo, vietando la pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet. Previste sanzioni per chi trasgredisce le nuove norme, restando invariate le sanzioni già previste. Un passo giusto che servirà da deterrente e basterà da solo a fermare la voglia di giocarE? Sicuramente una prima azione che non può e non deve essere fine a se stessa, perché la ludopatia non è solo una pubblicità è ben altro.
(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)
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