Archivi tag: #empatia

La pandemia ci ha reso persone migliori?

untitled 2I nostri giorni hanno preso una piega inaspettata. Solo tre mesi fa il mondo conosceva da vicino una pandemia che ha distrutto vite e confinato tutti dentro un cubo ribattezzato lockdown. L’allentamento delle misure ha consentito al mondo di riprendere parte del suo ritmo e alle nostre vite di ritornare ad una normalità che ha subito non pochi mutamenti con cautela e timore. In questi mesi di confinamento domestico ci hanno incoraggiato definendoci pazienti e bravi nel rispetto di quanto ci veniva detto, che questo momento che ha segnato profondamente l’umanità ci  avrebbe reso persone migliori, dove la bontà e la solidarietà avrebbero fatto da padrona in un mondo troppo preso. Eppure non mi sembra che sia un processo automatico. Non mi pare che il dolore possa dettare un semplice processo di miglioramento individuale e collettivo, e non è ben definito come l’essere umano riesca ad auto-migliorarsi. Questo periodo ha vissuto parallelamente due vite opposte. La convivenza forzata ha aumentato il numero delle vittime di violenza in famiglia. I più piccoli sono stati costretti a spazi angusti. Sono aumentate le disuguaglianze sociali, abitative e culturali tra i bambini. La vita degli adolescenti è stata una socialità digitale senza la possibilità di incontrarsi. L’istruzione a distanza ha funzionato a macchia di leopardo ed in modo molto disuguale. I professionisti che hanno continuato a lavorare e ad assicurare la loro presenza ricorderanno questo periodo come un grande stress ed una fatica fisica e psicologica. I medici come di una lotta durissima, di turni massacranti, di morti difficilmente arginabili, di paure e di angosce. E poi c’è l’altra vita quella altruistica e generosa, fatta di donazioni, lavoro di squadra, un mondo che si è riscoperto volontario, costruendo una rete di protezione e di sopravvivenza per le fasce deboli. Di certo è che di fronte a noi abbiamo mesi ed anni di radicali novità. Mutamenti che per quanto possano inizialmente affascinare perché qualcosa di nuovo richiedono una risposta adattiva. Le nostre comunità devono iniziare a cambiare per adattarsi e per farlo necessitano di uno sforzo cooperativo che richiede la partecipazione di tutti, ognuno per la propria parte. E se ci fermiamo a pensare “ci ha reso migliori”, la risposta è forse “non lo so”, ci ha obbligato a fare cose a cui non eravamo abituati, come lo stare in casa, condividere momenti sparsi con i nostri familiari. Ma non è detto che questo diventi necessariamente essere migliori. E se la vita qualcosa ci ha insegnato sino ad oggi è che un essere umano cambia non sulla base di una spinta esterna, ma sulla base delle sue motivazioni interiori. Vi starete chiedendo “e allora tutti gli slogan incoraggianti?” Quelli sono auspici che bisogna far credere ai bambini che a differenza degli adulti hanno anche il potere della fantasia che li porta lontano, ma l’essere umano razionale e maturo non riesce a credere a queste cose. L’essere umano si è scontrato con la realtà fatta di morti e di notizie che di giorno in giorno ci spegnevano umanamente e psicologicamente con l’impatto di un mondo in piena sofferenza. Allora resta da chiederci ma oltre al pane in casa cosa abbiamo imparato da questa vicenda?

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

 

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , ,

La gratuità del cuore: riscopriamo l’empatia

untitledNoi umani abbiamo un super potere. E’ l’empatia che ci rende eccezionali. Gli anni di evoluzione hanno reso il nostro cervello sempre più potente nel calcolo. Ma la nostra migliore “dotazione” che ci ha permesso di stabilire relazioni e di “leggere” nella mente degli altri e di farci provare le loro stesse emozioni, una peculiarità – forse dimenticata- alla base della nostra vita sociale. Nessun trucco da prestigiatore, tutto merito dell’empatia. Riuscire a percepire le emozioni del prossimo, a immedesimarsi con lo stato d’animo delle altre persone e fornire loro un’adeguata risposta emotiva, che spesso viene rappresentata dalla frase “la capacità di mettersi nei panni dell’altro”, comunemente nota come empatia, è più o meno sviluppata in ciascun individuo, non è solo il risultato di diversi fattori esterni: la propria storia personale, l’evoluzione delle sensibilità individuale e l’educazione ricevuta, ma è una qualità secondo molti studi insita nel nostro corredo genetico. La strada per l’empatia implica uno sforzo maggiore diversamente dalla gentilezza. L’empatia è un’abilità, quella di vedere il mondo attraverso gli occhi di un altro, capirlo nella sua prospettiva e sentire le sue stesse emozioni. Oltre oceano hanno dato l’installazione “a mile in my shoe” basata sulla metafora del camminare nelle scarpe altrui. In un mondo iperconnesso con la convinzione di essere globalmente connessi attraverso i social media siamo diventati sempre più individualisti e narcisisti. C’è bisogno di una rivoluzione dell’empatia: dalla scuola alle professioni, imparare a puntare meno il dito e la bocca del giudizio e iniziare una forza inarrestabile per il cambiamento sociale che può portarci solo alla compassione e alla base. Clare Patey, artista specializzata in lavori site specific e oggi direttrice dell’Empathy Museum, il primo al mondo, un progetto nato a Londra  nel 2015, ha stilato un decalogo per l’empatia: si parte con l’ascolto e la comunicazione con le persone, per poi mettersi nei panni dell’altro, prendendosi i rischi di cose che solitamente non si fanno, viaggiare col corpo ma anche con l’arte e la letteratura, uscendo un po’ dal cerchio sociale e lavorativo, ponendo attenzione alla comunicazione non verbale, lasciandosi andare a voli d’immaginazione, cercando anche avventure esperienziali praticando l’arte della conversazione ed infine ispirare una “piccola” rivoluzione. E bastano cinque gesti per capire chi hai di fronte: dallo sguardo. A chi non è mai capitato di essere rapito da uno sguardo che incrocia il nostro in modo improvviso, inaspettato? Altro gesto è senza dubbio il sorriso che rompe ogni barriera. La sofferenza o il benessere non riguardano solo il corpo e sorridere aiuta a ricordarci che, nella nostra fragilità, siamo tutti umani. Empatia e simpatia possono trasformarsi purtroppo in un’arma a doppio taglio. Queste qualità possono essere trasformate in retorica, in parole vuote dagli imprenditori della simpatia”. Quindi attenzione all’inganno. Spazio alla gratuità del cuore. I latini usavano il termine cum-partire, cioè “sentire con”. Questo è il senso della parola empatia e se vogliamo anche di simpatia. Infine, attenzione alle parole tanto più vere e leggere saranno daranno il vero senso all’empatia. n un mondo frenetico ed iperconesso in cui viviamo in questi giorni di festa a tutti voi lettori che da qualche anno mi tenete viva e a cui va un profondo ringraziamento, sento di augurare di ritrovare in questi giorni di festa e di magia il senso dell’empatia e della gentilezza, per capovolgere questo mondo a tratti cattivo e beffardo.

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

 

 

 

Contrassegnato da tag , , , , , , ,