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Marco Pittoni, un eroe contemporaneo che ha lasciato un’impronta di legalità

img_02176 giugno 2008: il piombo e il sangue segnano il terrore nella città di Pagani. Due pallottole sparate a bruciapelo, mentre tentava di sventare una rapina all’ufficio postale del centro di Pagani, colpiscono il tenente dei Carabinieri, Marco Pittoni. L’omicidio scosse la città, come un terremoto immane, segnando le coscienze e dimostrando l’urgenza di una risposta intransigente contro la criminalità organizzata, da parte delle istituzioni e della società civile. Pagani, una città listata a lutto, così furono segnati i giorni successivi all’assassinio di un uomo che non aveva “opposto l’arma, ma la dolcezza del suo sguardo libero”, come disse un monsignore durante la celebrazione dei funerali di Stato. Nel giorno del saluto straziante, dell’abbraccio commosso di temila persone alla salma di Marco Pittoni, la lunga scia di sangue condusse definitivamente gli inquirenti agli assassini del loro compagno. Trentasei ore dopo, finirono in manette i responsabili dell’esecuzione del tenente Pittoni, tra loro anche un minorenne, accusato di avere esploso il colpo fatale. È bastato seguire quelle tracce per onorare il gesto di Marco: seguire il sangue innocente versato dall´ufficiale che, per difendere l´incolumità di trenta persone, ha affrontato i banditi a mani nude in quell´ufficio e li ha costretti a lasciare ovunque impronte e a commettere errori fatali; e poi il sangue di quel criminale in corsa, l´unico dei quattro ad essere stato colpito di striscio da uno dei proiettili sparati dagli altri due marescialli, intervenuti un secondo più tardi sul luogo del delitto. Una corsa contro il tempo, uno spiegamento eccezionale di forze e di impegno, hanno consentito ai carabinieri di mettere le mani sul commando. Poi, una dietro l´altra, sono arrivate le prove che incastravano gli indagati. Il giovanissimo tenente venuto dalla Sardegna, appena 33 enne, aveva un intuito investigativo, una visione ampia ed una determinazione assoluta. Il tenente si trovava già all’interno dell’istituto postale impegnato in una riunione con il direttore della filiare proprio per mettere a punto un piano di sicurezza dei punti critici della città. Pitto­ni cercò di bloccare i malvi­venti senza usare le armi, per proteggere i clienti e gli opera­tori presenti, ma la colluttazio­ne che ne scaturì terminò con l’esplosione di alcuni proietti­li, uno dei quali lo raggiunse senza lasciargli scampo. Marco Pittoni, aveva un limpido e profondo amore per la patria e il suo senso dello Stato, sentimenti imparati nel contesto familiare sin dall’infanzia e poi coltivati negli anni con i fatti, attraverso il lavoro, il rispetto dell’autorità, il rispetto per la divisa che indossava. Pittoni era un uomo dotato del senso del dovere e coraggio, conoscenza e integrità. Il nome, l’esempio di Marco Pittoni rimane forte come l’immagine migliore del nostro tempo, tesoro di valori per la formazione civica dei giovani e di ogni cittadino, motivo di orgoglio per un paese che ha sempre cercato il fresco profumo della legalità che si contrappone al puzzo del compromesso. Quello che resta è la voglia di ricordare un eroe e un martire per vocazione, di diffondere il principio di legalità, tenere a qualsiasi costo la schiena dritta di fronte al potere e alle sue fatali devianze. A nove anni di distanza il ricordo di Marco Pittoni, l’esempio del suo forte senso del dovere, del suo senso di giustizia restano indelebili e incancellabili, segnando i passi dei più giovani e non solo: il suo lavoro, il presente di tutti. I suoi sogni, il futuro della società civile.

(Articolo pubblicato su “ildenaro.it”)

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Bimbo morto per otite, sotto inchiesta il medico omeopata ed i genitori

Farmaci omeopatici anziché antibiotici. E’ morto così ad Ancona, Francesco, un bambino di 7 anni che non ce l’ha fatta a superare le complicazioni di un’otite curata per quindici giorni solo con l’omeopatia. Il suo cuore ha smesso di battere nella notte tra il 27 e il 28 Maggio, all’ospedale di Ancona, dove il suo cuore ha smesso di battere. I suoi genitori hanno autorizzato l’espianto degli organi. Un estremo atto d’amore. Per i medici dell’ospedale “Salesi” di Ancona, che hanno provato a strappare il bimbo alla morte, il piccolo si poteva salvare con un comune antibiotico, eppure i genitori che hanno altri due figli, hanno curato il piccolo con preparati naturali, affidandosi cecamente ad un medico omeopata, Massimiliano Mecozzi, che come ha raccontato il nonno di Francesco, non voleva il suo ricovero in ospedale neanche quando il piccolo aveva 39 di febbre, perché a suo dire lo avrebbero reso sordo. Sul caso è intervenuto l’Istituto Superiore di Sanità e avverte che la medicina omeopatica non può sostituire del tutto la medicina tradizionale. Farmaci, telefoni, computer, ricettari e cartelle cliniche di altri pazienti, i Carabinieri di Orvieto hanno sequestrato tutto nei due uffici del medico omeopata. Il medico, padre di quattro figli, in passato pare avrebbe fatto parte di una setta religiosa che rifiuterebbe qualsiasi cura ospedaliera. Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche i genitori del piccolo Francesco, perquisita anche la loro abitazione, dove gli investigatori hanno portato via telefoni e farmaci, che serviranno agli inquirenti per ricostruire gli ultimi quindici giorni di vita del bambino, mentre, si svolgerà anche l’autopsia del piccolo. Il caso divide l’opinione pubblica, fa discutere e rende impossibile nel ventunesimo secolo la morte di un bambino perché curato con granuli omeopatici. La colpa è tanto del medico quanto dei suoi genitori, che seppur si siano fidati di una persona a quanto pare nota e ne hanno seguito scrupolosamente i consigli, hanno fatto una scelta sbagliata. I preparati omeopatici sono efficaci se nei primi giorni funzionano, ma ad un peggioramento servono farmaci tradizionali con una terapia somministrata da un medico o da un pediatra, come sarebbe dovuto avvenire in questo caso. Eppure tra i genitori le cure omeopatiche stanno prendendo sempre più piede, facendone addirittura un punto d’onore, perché il figlio di tre anni non abbia mai preso un antibiotico. Genitori che diventano, purtroppo, sempre più ideologizzati, tanto da un riuscire più ad avere uno sguardo lucido sul tema della salute e della malattia, tanto da convincersi, che la guarigione dipenda da granuli sulla quale c’è un’ampia letteratura scientifica, che non necessariamente tutta contraria, ma supportata dall’idea che vada somministrato un antibiotico nei casi più gravi dopo essersi consultato con un medico. Ma l’omeopatia oggi è cool, una visione pericolosamente totalitaria. Tutte noi possiamo sbagliare, certo. Ma se quella mamma non fosse stata accecata dall’ideologia, mai avrebbe permesso a un bambino di restare 15 giorni con la febbre. Te lo dice l’istinto prima ancora che l’esperienza. Eppure, è stato più forte l’ordine di un medico che l’ha spinta a fare probabilmente il contrario di quello che lei sentiva. E che ora dovrà rispondere dell’accaduto davanti a tutti, per primo una famiglia in lutto, in secondo un’opinione pubblica sgomenta e poi dinanzi alla magistratura e al Tribunale per i Minorenni, per capire se questa ideologia possa colpire anche gli altri due bambini. Di certo questa morte ci fa sprofondare in un Medioevo dove i bambini davvero morivano per un’otite. Che oggi accada è sconvolgente, incredibile, insopportabile.

(Articolo pubblicato su “ildenaro.it”)

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Perchè il fascino della politica attrae i più giovani

6834932-strumenti-moderni-giornalista-computer-portatile-bianco-taccuino-e-una-penna-profondit-di-campo-messGiovani politici di grandi speranze e naviganti professionisti di lungo corso che vedono crollare carriere ed esistenze politiche strappategli dai giovani, che armati di entusiasmo e passione si lasciano andare a cariche politiche. E’ la fotografia della nuova politica italiana. Giovani impegnati in politica, che scalano gerarchie interne ai partiti, conquistano gli elettori e portano a casa il successo. Giovani e politica, il binomio perfetto che lascia da parte il disprezzo per sposare l’impegno. Conquistano gli elettori per le facce pulite, buone, talvolta colte, che spazzano via gli impresentabili ed i soliti volti che molte liste tentano di presentare. Un impegno che sia agli occhi dei giovani politici, che dell’elettorato si traduce come una provocazione: non lasciare la politica ai professionisti del malaffare, ma i giovani in politica sono anche per gli elettori il vento del rinnovamento e del cambiamento, quel vento che sa di idee e di buona fede, su cui vale la pena sperare e puntare. Giovani che fanno politica, nati talvolta con la passione travolgente della politica nel sangue, che hanno in testa una carriera politica o più semplicemente “fare politica”, li appassiona il dibattito politico. Occuparsi di politica- fare politica- è una necessità assoluta per molti giovani, che salva da un futuro oscuro, per evitare di avere il rimpianto di non aver fatto nulla. Una classe politica giovane e che aspira ad un cambiamento radicale, sembrano questi i presupposti della nuova politica giovanile. Giovani che hanno seguito il motto di Berlinguer “fate politica” e di Gramsci che nei suoi quaderni del carcere scriveva “l’indifferenza è il peso morto della storia”. E sono sempre più i partiti ed i movimenti italiani che negli ultimi anni si sono aperti ai più giovani, puntando sulle loro idee e sulle loro forze. Basti vedere il Movimento Cinque Stelle, che dalla sua conquista gli elettori oltre che per le sue idee, quanto anche per i volti giovani che si ritrovano come accade nella storia attuale a governare talvolta città italiane che fino a qualche mese fa erano rocca forte di ossi duri della politica. Occhi azzurri come il mare. Bionda. La più giovane. Aveva solo 25 anni, quando mise per la prima volta piede nel suo ufficio di assessore alle Politiche giovanili. Studiava legge negli Stati Uniti, ma De Magistris, anche se qualcuno storceva il naso per una giovanissima a Palazzo San Giacomo di Napoli, parliamo di Alessandro Clemente, la volle assessore. Oggi è di nuovo nella giunta del sindaco partenopeo e con qualche anno in più, 29. Ha conquistato per la seconda volta gli elettori, con ben 4500 preferenze, la più votata nello schieramento De Magistris. L’obiettivo della Clemente, che rappresenta l’orgoglio della giunta napoletana, è quello di abbattere i muri e rilanciare la città partendo proprio dai giovani. Mille obiettivi nel cassetto e negli occhi della Clemente: da una squadra più larga, alla connessione con le città d’Europa. Ma anche un laboratorio politico, che macini sempre idee e progetti che si traducano col fare concreto. 27 anni, il sogno politico e la rincorsa verso il comune di Salerno, è Dante Santoro, che nella sua scalata verso palazzo di città a Salerno era affiancato da tre liste civiche composte prevalentemente da ragazzi e professionisti. Una corsa di civiche, ma un passato per Santoro col Movimento Cinque Stelle, dove è risultato all’election day il più votato su 57 candidati. Una sfida dura per Santoro: farsi largo alle ultime elezioni tra i tanti candidati sindaco, molti appartenenti alle stesse formazioni politiche, che per lui dimostravano la vecchia politica che tende di perdersi in faide per il controllo del potere, dimenticando i problemi veri della gente. Una sfida persa da candidato sindaco, ma di certo il giovane Santoro, non ha perso la grinta e la tenacia, e da consigliere comunale si è fatto promotore già di diverse iniziative. Una su tutte, “la scuola dà consiglio”, che nello specifico, si rivolge alle scuole superiori della città di Salerno per coinvolgere gli studenti in quella che è la complessa vita amministrativa della città. Ma anche una consigliatura, quella di Santoro al fianco delle tematiche della città, infatti, da qualche giorno ha lanciato una petizione sulla viabilità e le strade pericolose. Occhi puntati soprattutto sui rioni collinari di Salerno. Non solo grandi città o capoluoghi annoverano nella loro squadra amministrativa giovani, anche nelle piccole realtà si punta sull’impegno politico dei più giovani. Accade a Pagani, nel salernitano, 35.000 abitanti ed un consiglio comunale che può vantarsi di avere due giovani consiglieri, i più giovani che la città possa ricordare: Bartolomeo Picaro di Forza Italia e Raffaella Cascone. Picaro, fu eletto nella maggioranza del sindaco Salvatore Bottone a soli 24 anni, nel 2004. Una carriera interna al partito prima ancora di approdare in consiglio nella città di Sant’Alfonso. Prima responsabile di Forza Italia giovani a Pagani per la campagna elettorale, poi coordinatore cittadino di Forza Italia giovani, fino ad essere nominato portavoce provinciale dei giovani di Forza Italia. Attualmente ricopre il ruolo di capogruppo del partito in consiglio comunale, nel frattempo il primo cittadino lo ha anche delegato all’edilizia scolastica. Un occhio giovane alle scuole cittadine. Ha 28 anni ed ha portato a casa ben 600 voti, in un centro cittadino piccolo ma che ha voglia di rinnovamento, Sant’Egidio del Monte Albino, alle pendici dei Monti Lattari. Gianluigi Marrazzo, è il più giovane nella giunta del riconfermato sindaco, Nunzio Carpentieri. Marrazzo oggi regge l’assessorato ai Lavori Pubblici con delega alla struttura mercatale di via Nazionale, perno centrale dell’economia locale. Proprio il Mercato Ortofrutticolo, quale volano dell’economia è stato il primo punto di partenza in questa attività di assessorato per Marrazzo, partendo dai lavoratori e assicurando loro le condizioni minime di lavoro. Il suo motto politico è “coltivare la realtà”, quella realtà che con Marrazzo ha il sapore delle idee giovani e nuove anche per una comunità piccola e montana come Sant’Egidio.

 

Un mio articolo per ildenaro.it

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Click e Rec…intervistando

Qualche mia intervista per Medianews24

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