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Informazione e comunicazione al tempo del covid

Amo la comunicazione, è stato ed è angolo di rifugio nella mia vita, passione vecchia quando il mondo, ogni tanto presto il mio contributo perché credo ancora nell’ideale del Giornalismo fatto di fatti e di denunce. Perché l’Informazione è tale solo se dà voce ai diritti, se segue il profumo della libertà e della notizia.
Perdonatemi, ma in queste settimane non è più Informazione, non c’è più comunicazione o senso della notizia.
Scorro le testate giornalistiche ed è un continuo di virologi ognuno con un’opinione diversa. In queste ultime ore ho letto e sentito:
-il virus non andrà via così facilmente;
-nonni e nipoti non potranno più stare insieme come prima mentre domenica ho sentito un medico dire in diretta RAI una cosa diversa;
-con il mutare delle temperature il virus non sarà più aggressivo;
-questa estate ci dimenticheremo del virus perché non ci saranno più contagi.
Capitolo contagi
-i contagi diminuiscono, qualche testata ore dopo “i contagi continuano a salire e preoccupare”;
Per non parlare degli atteggiamenti da e non assumere nella fase due, sembrano mondi diversi, chi riferisce basta la mascherina ed i guanti, poi c’è lo studio dello Spallanzani che dice di indossare gli occhiali, ma non quelli classici servirebbero a ben poco.

Davvero, io credo di essere ancora un po’ sana di mente, ma credetemi non so più a chi credere e soprattutto cosa sperare nel domani che ci aspetterà. Siate uniti e chiari. Date indicazioni. Evitiamo la corsa dei professionisti in tv che hanno indicazioni discordanti l’uno con l’altro. Non è audience.

Poi c’è la ciliegina sulla torta. Vittorio Feltri che da sempre sappiamo essere tagliente e a volte troppo fuori i suoi confini, lo ha fatto anche coi titoli dei suoi giornali. Per cui ha esordito dicendo che i meridionali in alcuni casi sono inferiori rispetto ai settentrionali.
Non entro nel merito di uno che viene ospitato perché si sa che prima o poi farà parlare e quindi accendere i riflettori sulla propria trasmissione ma:
a) Feltri andava fermato e richiamato fermamente dal conduttore della trasmissione, quale padrone di casa e quale anche mediatore in quel momento;
b) Feltri va sospeso e sottoposto a provvedimento disciplinare. Senza se e senza ma.
c) Scuse pubbliche anche da parte del conduttore della trasmissione. È così che si fa, signori miei.

Infine, la televisione va generalizzata, basta coi soliti programmi a tema di coronavirus, la psiche di tutti ne risente, ancor di più di che è maggiormente esposto. 24/24h di solite interviste, opinioni discordanti, dibattiti in tema covid non fanno bene, a nessuno. La tv ha un ruolo sociale e di intrattenimento. Non dimentichiamocelo.

tvaltempodelcoronavirus

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Coronavirus, la sfida di guardare l’altro lato della vita

untitledUn blog è uno spazio che si riempie di parole, opinioni e riflessioni. E le parole hanno un peso ed una forza e quindi dovrebbero essere capaci di scuotere le coscienze, e talvolta aiutare le persone. E’ per questo motivo che in questi giorni caotici, vuoti e surreali che talvolta spaventano credo da giornalista prima e da assistente sociale poi, di dover dare il mio piccolissimo contributo a tutte quelle persone che in questo momento hanno bisogno di una parola che li sorregga.

Leggo in rete, sui social, avverto tra le persone tensione, angoscia, paura che in alcuni casi è diventata fobia. Calma, un respiro profondo e guardiamo insieme al momento storico, che nessuno nega sia del tutto nuovo, a tratti spaventoso e forse complesso. In questi giorni stiamo sperimentando molte paure che si mescolano i sentimenti.

#Paura. Abbiamo tutti paura, comprensibile ed umana. Paura che deve mantenerci in allerta, perché spia nella macchina umana della vita, ma non deve diventare panico, quello ci porta a commettere errori ed in questo momento non possiamo permetterci qualche leggero passo falso.

#Sfida. Il coronavirus inevitabilmente ci pone di fronte a delle sfide umane, personali, sociali e persino psicologiche. Ci sarà un prima e un dopo nelle vite di ognuno di noi. Ma siamo chiamati a guardare come in tutte le cose che accadono nella vita all’altro lato di questa sfida.

#Tristezza. Non nego che una lacrima è scesa anche a me, quando al tg poche ore fa hanno mostrato le città vuote con sottofondo dei pink floyd. Immagini che ci pongono di fronte alla realtà nuda e cruda. Le città non vivono più di persone e di umanità, perché l’umanità intera è in pericolo, che si può bypassare solo restando a casa, spostandosi solo lì dove è necessario ed essenziale.

#Casa. Io per prima vivo in casa quando posso ed esco solo per recarmi a lavoro. In questi giorni surreali stiamo riscoprendo il valore della casa. Quanti di noi a volte presi dalla vita frenetica non hanno più riassaporato il piacere di restare nel proprio mondo. Ci hanno chiesto di restare a casa quello che da sempre è il posto più sicuro per tutti. Casa quale porto sicuro, quello in cui qualsiasi cosa accade approdi e ti ci ritrovi.

#Famiglia. In questi momenti difficili e nel posto più sicuro che si ritrova e si riscopre la famiglia. Le coppie si ritrovano a condividere tempo, quotidianità e anche qualche sano litigio. Le famiglie si ritrovano di nuovo unite e compatte. Occasione per riscoprire il senso del condividere, il senso dello stare insieme e del dialogo che in molte famiglie per tanto tempo è stato accantonato.

#Lavoro. C’è chi come me è chiamato ad andare a lavoro e nelle professioni dell’aiuto oggi più che mai abbiamo il compito di farlo col sorriso, comprendendo l’importanza del nostro lavoro in questo frangente storico. Seppur sono consapevole che ci sono centinaia di medici ed infermieri che ogni giorno umanamente e lavorativamente svolgono un lavoro encomiabile ed unico, a cui deve andare tutta la nostra riconoscenza e gratitudine. Lavoro che va riconosciuto anche a tutti coloro che ogni giorno ci garantiscono l’approvvigionamento di beni di prima necessità.

#Riconoscenza. Ecco, in questo momento dobbiamo riscoprire il valore degli altri, del lavoro altrui, il valore della riconoscenza.

#Senso della vita e delle cose. Ammettiamolo abbiamo vissuto sino ad ora le nostre vite a duecento all’ora, riempiendo le nostre giornate di impegni e di stress, siamo arrivati a non guardarci più negli occhi pur condividendo col collega di lavoro lo stesso ufficio. Persino in famiglia non ci si parlava più, troppo stanchi la sera per raccontarsi. Una vita in perenne apparizione di social e like.  Oggi dobbiamo fermarci per salvarci, ma fermarci anche a riflettere,  riconquistando e ritrovando il senso della vita e delle cose.

#Domani. Per molti rimanere in casa è un sacrificio. Ma pensiamola come un padre di famiglia. Al Sud i genitori risparmiano una vita intera per i sogni dei figli, in primis casa e/o matrimonio, insomma conservare per ritrovare un domani. Noi oggi restiamo in casa per un domani, che sarà di rinascita e del tutto nuovo, se avremmo preso sul serio questa sfida della vita.

#Riflettere sulle nuove generazioni: Questo momento può e deve a mio parere essere l’occasione giusta per farci riflettere sulla generazione che abbiamo prodotto: figli e ragazzi nati nella culla del benessere e della protezione, tanto che in questi giorni hanno mostrato indifferenza, menefreghismo ed in alcuni casi strafottenza. Prima del blocco totale imposto dal Governo, c’erano ragazzi che organizzavano party, prendevano aperitivi ammassandosi, talvolta postando video mostrandosi sfidanti nei confronti del virus. Questa generazione l’abbiamo prodotta noi e a noi spetta il compito di renderli umanamente civili.

#Educazione e senso civico ai giovani. Oggi tenere in casa gli adolescenti e ragazzi poco più che adulti non è facile, molti genitori li pregano ogni santo giorno, promettendogli qualunque cosa non appena questo periodo passerà. Sbagliato. Se ai giovani non facciamo capire la gravità della cosa talvolta mostrandogli anche le immagini della rete o delle televisioni e suscitando in loro un sentimento, una reazione, vorrà dire che da questo momento, da questo silenzio assordante non gli lasceremo nulla. E per l’ennesima volta avremmo sbagliato.

#Fragilità. In questo momento la fragilità è un sentimento che stiamo riscoprendo tutti. Ho letto di persone che scrivono “mi viene da piangere, è normale?”, “sono terrorizzato”. E’ umano ma non lasciamo che questo sentimento prenda il sopravvento. Non lasciamolo percepire ai più piccoli, ai nostri cari, alle persone che sono più fragili in questo momento. Abbiamo il compito di supportare moralmente anche chi è più vulnerabile, più abbattuto e le persone ipocondriache.

#Pensieri. Un pensiero negativo si può accantonare solo con un pensiero positivo: pensiamo al domani, pensiamo a quando potremmo ritornare in strada e nelle vie dello shopping e inizieremo a spendere. Pensiamo a quando partiremo per nuove scoperte.

Un pensiero che spesso faccio è quello di correre non appena questo periodo ce lo saremo lasciati alle spalle a Roma da mio nipote, e non più per poche ore, ma per qualche giorno, abbracciandolo e stritolandolo. Ecco pensiamo alla vita che riprenderà, pensiamo alla vita dei più piccoli che cresceranno e sono il simbolo della vita che prosegue. Pensiamo che questi muri oggi imposti saranno abbattuti grazie al nostro senso civico e al nostro essere comunità.

#Autoregolarsi. Infine, spegnete i social che spesso generano ansia talvolta con notizie al limite del patologico, informarsi sì, ma farlo ponendosi degli orari, evitando di farlo poco prima di andare a dormire. Evitate di perdere anche il normale bioritmo, non concedetevi di addormentarvi in orari insoliti mantenendo normale il ritmo di veglia-sonno.

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

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Che cos’è l’amore?

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“L’Amore è una nebbia che scompare all’apparire della realtà.” Charles Bukowski

Una celebre frase che ricorre in un altrettanto celebre film made in france: “L’amore dura tre anni”, scritto e diretto da Frédéroc Beigbeder

Due frasi controcorrente. Due frasi opposte. Due frasi facce di una stessa medaglia: l’amore che per lo scrittore americano scopare e quello che ha un tempo del regista francese.

Ma cos’è realmente l’amore? Me lo sono chiesta qualche giorno fa, dopo lo sguardo penetrante e forte della donna che mi ha dato la vita e mi ha cresciuta: mia mamma. Dopo che lei con la sua saggezza, il suo sguardo di mamma ha capito che il mio cuore batteva più forte, che forse una leggera cotta mi attraversava. Ed ora che sono più grande, più matura, ora che vivo la vita da adulta, con lo studio, i progetti futuri, i miei sogni lei ha paura che l’amore non solo possa colpirmi e farmi male, ma possa annullarmi.

Ma cos’è l’amore? Quello dei miei genitori saldo e forte che dura da 32 anni ormai, che ha vissuto tanti ricordi, esperienze, sensazioni, alti e bassi, nevicate e primavere?

Vinicio Capossela direbbe: “Chiedilo al vento che sferza il suo lamento sulla ghiaia del viale del tramonto all’amaca gelata che ha perso il suo gazebo alla stagione andata all’ombra del lampione san scucì.”

Io me lo sono chiesta, ci ho pensato a lungo, pensando anche ad una persona a cui associo l’amore, forse perché ora vedo solo quella di persona, forse perché vedo lo specchio dell’amore dei miei genitori.

Ma a parole mie, l’amore è una casa calda, accogliente, casa tua. Una casa che hai costruito giorno dopo giorno, mattone su mattone, sacrificio su sacrificio. Il tuo angolo, il tuo spazio, il tuo mondo. L’amore è abbracciare la persona che stimi e che hai scelto. L’amore è fidarsi, volersi bene. L’amore è osare, sì osare, prendere scelte controcorrenti, quelle che non si aspetta nessuno ma che prendi, forse stupendo anche te stesso. L’amore è quando ti assumi le responsabilità. L’amore è quando ami e basta. L’amore è quando ridi anche senza motivo, quando apri gli occhi e c’è il sole. L’amore è quando hai voglia di sentire una persona, abbracciarla, viverla. L’amore è quando è lontano ma vicino nel cuore e nel pensiero.

Non esistono amori impossibili se non impariamo ad amare noi stessi, non impariamo a conoscere per primi noi l’amore che è misto anche alla follia.

Ecco questo è l’amore secondo me.

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