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Genitori separati e figli “bottino”, la Cassazione boccia l’Alienazione Parentale (Pas)

La Corte di Cassazione “spegne il sole” sulla sindrome di alienazione parentale (Pas), definendo “pseudoscientifica” la controversa teoria che descrive l’allontanamento di un figlio da un genitore ad opera dell’altro. La Cassazione, con ordinanza 286/2022, ha emesso un’importante ordinanza sulla sindrome Pas, una teoria molto controversa che descriverebbe la condizione psicologica di minori che hanno rifiutato uno dei due genitori a causa dell’incitamento intenzionale portato avanti dall’altro. La Corte ha stabilito che il richiamo alla sindrome d’alienazione parentale “e ad ogni suo, più o meno evidente, anche inconsapevole, corollario, non può dirsi legittimo.”La sentenza, accoglie il ricorso di una madre, che ha atteso nove anni, tra scioperi della fame, sit-in, e la paura che le portassero via il bambino: le forze dell’ordine e gli assistenti sociali erano già intervenuti tre volte, senza riuscirci. Finché lo scorso marzo, la Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale per i Minorenni di decaderle dalla responsabilità genitoriale. Non solo: in modo definitivo la Suprema Corte ha ribadito che il concetto di “alienazione parentale”, suggerita anche attraverso altri sinonimi come “madre malevola, ostativa, simbiotica”, dovrà essere bandito, per sempre, dai tribunali italiani. Una decisione storica, che per altro non è la prima volta, già nel maggio dello scorso anno, con ordinanza n. 13217/21, la Corte di Cassazione aveva riconosciuto l’infondatezza della Pas, ma quest’ultima ordinanza ha aggiunto un punto fondamentale: d’ora in poi nelle cause per l’affidamento, i minori dovranno essere ascoltati dai giudici, non dai periti. I giudici hanno stabilito che non può essere garantita la bigenitorialità a tutti i costi, ma va tenuto conto innanzitutto dell’interesse del bambino. Infine, si sono espressi anche sull’uso della forza fisica usata per allontanare dal luogo di residenza i bambini, dichiarando che ogni forma di coercizione sui minori è fuori dallo Stato di diritto. La sindrome di alienazione genitoriale o parentale (Pas, dalla forma inglese) è un concetto che venne introdotto per la prima volta negli anni Ottanta dallo psichiatra forense statunitense Richard Gardner, e descritto come una dinamica psicologica disfunzionale che si attiva nei figli minori coinvolti nelle separazioni conflittuali dei genitori. La sindrome indica un disagio psichico vissuto dai figli in contesti di separazioni conflittuali a causa del plagio di uno dei due genitori. E’ una teoria molto controversa che divide il mondo giuridico e scientifico, tanto è vero che non è stata mai riconosciuta come sindrome dai manuali internazionali ma molto diffusa nelle aule di giustizia italiane e nei procedimenti sull’affidamento dei figli minori. Utilizzata dalla psicologia forense nelle Consulenze tecniche d’ufficio (ctu), consulenti di cui si avvale il giudice per valutare la capacità di un genitore di prendersi cura della prole. Un giudizio spesso senza appello.  Sono ben 150.000 i bambini coinvolti ogni anno nelle procedure di separazione o divorzio che possono essere colpiti dalla Pas. Succede quando un genitore a seguito della separazione coniugale instilla nel figlio rancore, astio, disprezzo verso l’altro genitore. I figli in sostanza diventano un bottino di guerra, spesso un’arma di vendetta contro l’altro genitore. Una forma di violenza psicologica che comporta vere e proprie patologie. I bambini, le prime vittime, che assistono da protagonisti muti a queste vicende, spesso già testimoni di soprusi e maltrattamenti in ambito familiare, sulla cui pelle si aggiunge dolore. Una realtà molto diffusa, difatti, si stima che sono all’incirca 1400 i fascicoli sui quali ha indagato la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, per individuare la portata del fenomeno di vittimizzazione secondaria in danno di donne e minori vittime di violenza. La sentenza della Corte di Cassazione ora segna la parola decisiva ad una ferita troppo spessa aperta in molti bambini “bottino” e genitori rancorosi con l’ex coniuge.

(Articolo pubblicato sul mio blog Pagine Sociali per ildenaro.it)

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Parto anonimo, per la Cassazione il figlio può cercare la madre

6834932-strumenti-moderni-giornalista-computer-portatile-bianco-taccuino-e-una-penna-profondit-di-campo-messCon la maggiore età, il figlio di una madre che ha voluto partorire in totale anonimato ha il diritto di andare a cercarla. Lo ha stabilito di recente la Corte di Cassazione. I giudici sono intervenuti su un argomento al quanto delicato, sulla quale si sta discutendo da quattro anni, da quando la Corte Costituzionale nel 2013, aveva dichiarato illegittime le norme che impediscono, per motivi di privacy di risalire ed interpellare la mamma biologica. E’ da allora che si aspetta l’intervento del legislatore. I lavori sono iniziati dopo che alla procura della Cassazione era arrivata una richiesta di chiarimento dell’Associazione dei magistrati per minorenni e la famiglia, il primo presidente Giovanni Canzio aveva chiesto un pronunciamento alle Sezioni Unite, vista la particolare rilevanza della questione. Prima della pronuncia della Cassazione, i tribunali avevano deciso in modi del tutto diversi, in molti tribunali era stata respinta la richiesta di interpello perché in attesa dell’intervento del legislatore per dare corso alla richiesta del figlio, che il giudice interpelli in via riservata la madre naturale facendole presente la sua volontà di non essere nominata. In tribunali come Trieste, Piemonte e Valle d’Aosta è stata concessa la possibilità di interpello riservato anche senza la legge in forza dei principi dettati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e per effetto della sentenza di illegittimità costituzionale de 2013. La sentenza di Cassazione sgombra il campo da tante ipotesi e scelte diverse, infatti, si legge che, nonostante “il legislatore non abbia ancora introdotto la disciplina procedimentale attuativa”, c’è “la possibilità per il giudice, su richiesta del figlio desideroso di conoscere le proprie origini e di accedere alla propria storia parentale, di interpellare la madre che abbia dichiarato alla nascita di non voler essere nominata, ai fini di una eventuale revoca di tale dichiarazione.” Stando i dati forniti nello scorso anno dal tribunale per i minori di Roma, su quindici istanze presentate prima della pronuncia della Cassazione, di figli che hanno chiesto alle madri di rimuovere l’anonimato, tredici donne hanno accettato e due hanno detto di no. Libertà di scelta. Il verdetto colma il vuoto normativo ma colma anche il desiderio di tanti bambini, oggi uomini e donne che nonostante una famiglia adottiva solida e amorevole, nonostante la loro età adulta ed il percorso di vita, sentono un vuoto che risale alle loro origini, un vuoto fatto di domande che cercano una risposta, un vuoto che vuole ricercare il volto di quella mamma che li ha messi al mondo. Una sentenza che fa gioire anche tante “mamme anonime”, che finalmente potranno far cadere quel velo segreto, felici di poter ritrovare i figli abbandonati, mentre, altre mamme decideranno di rimanere “mamme segrete”, preferendo il ricordo della nascita ed il dolore, nella maggior parte dei casi, dell’abbandono, facendo sì che molte buste, con i dati del dramma dell’abbandono, restino di nuovo blindate. Per sempre. Nei cassetti di un tribunale.

 

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Genitori troppo anziani?

coniugi-Deambrosis

La tv che fino a pochi mesi fa ha celebrato la libertà di Gianna Nannini di diventare madre, dopo anni di onorata carriera ed anni di vita sulle spalle. La tv che osanna nei salotti televisivi Carmen Russo,in forma e attiva, nonostante i suoi quasi 60 anni ed una bambina che non ha ancora compiuto il suo primo anno di vita. La felicità di diventare genitori, la vita che cambia, che guarda al futuro grazie ad una nuova vita in grado di regalare gioia,felicità,speranza.

Quella gioia, quella speranza strappata ai coniugi Deambrosis che non potranno più coccolare,occuparsi della loro piccola Viola, che oggi ha tre anni. In realtà non hanno mai potuto farlo. Sin dal parto hanno avuto contro i medici, gli infermieri che li hanno etichettati “troppo anziani” per essere genitori, per occuparsi di una nuova vita. Per il tribunale loro non possono occuparsene. Perché lui settanta anni e lei più di cinquanta. Colpo finale: i titoli di questi giorni. Un po’ ovunque li definiscono “genitori nonni”.

Ma i coniugi Deambrosis sono genitori ed hanno il diritto di essere chiamati come tali, anche e soprattutto dalla stampa. Questa vicenda lede i diritti umani. Non è solo vicenda da commentare nei “salotti”, contenendo e liquidando la discussione con domande: “hanno l’età giusta?”

La bambina era stata tolta ai suoi genitori, perché un vicino della coppia, aveva raccontato di aver visto il padre della piccola lasciarla incustodita in auto. Il padre viene accusato di abbandono, accusa dal quale lo stesso tribunale lo scagionerà. Il papà con immensa serenità e pacatezza in una trasmissione televisiva di qualche anno fa, raccontò l’accaduto. Stava solo sistemando la spesa dalla sua auto all’abitazione e aveva preferito non svegliare la bambina che comunque era sotto il suo sguardo.

Quanti genitori fanno mille cose contemporaneamente? Mentre rispondono al telefono, con il guinzaglio in mano, la spesa, il figlio attaccato al pantalone, e l’altro in braccio con il biberon. O quando, magari per non svegliarli, li si lascia riposare qualche minuto in auto. E non sto parlando del 15 agosto alle tre del pomeriggio.Il genitore perfetto non esiste.

Non ho mai messo alla prova i miei stessi genitori e mai spero di farlo. Non ho mai giudicato,sindacato né le coppie giovani tantomeno quelle agè. Si può essere bravi genitori sia quando si è giovani sia quando si è più in là con gli anni. Non voglio giudicare neanche ora né questo caso né quelli che spesso ascolto o vedo, quasi quotidianamente. Però voglio soffermarmi.

Ho visto genitori portare i figli di pochi mesi in locali notturni con le luci puntate sui loro occhi e la musica a tutto volume.

Ho visto genitori passeggiare nel cuore della notte in piazze e vicoli affollati e i loro piccoli stipati assonnati e affamati nei carrozzini.

Ho visto genitori affidarli per anni a tate distratte,superficiali,lavative.

Ho visto mamme litigare con i loro mariti tenendo in braccio il loro piccolo. Ho ascoltato una mamma dichiarare che ha lanciato il cellulare contro il marito mentre gli inveiva contro, mentre dall’altro braccio teneva stretto il suo bimbo.

Ho visto genitori punire i loro figli fino all’estremo. Bimbi costretti a dire quanto era bello il proprio genitore.

Ma lì nessuno giudica. Lì no, perché non sono un problema. Perché hanno l’età, quella giusta. Quella decisa da chissà chi.

Ed ancora una volta mentre i genitori soffrono a farne le spese è un bambino.

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